Gio. Nov 13th, 2025

Le fake news, in  italiano comunemente definite  bufale, sono delle notizie fuorvianti o false, che vengono divulgate attraverso qualsiasi  media e amplificate con l’eco dei social.

Claire Wardle freelance trainer e ricercatrice specializzata nella produzione dei contenuti nei media,  ha elaborato uno schema che incrocia i sette modi di fare disinformazione con otto possibili motivazioni che possono spiegare perché tali contenuti vengono prodotti. Tra questi ricordiamo  propaganda, profitto, influenza politica, faziosità, cattivo giornalismo, parodia, finalità provocatorie o volontà di  prendere in giro.

Naturalmente in questo articolo non analizzeremo dettagliatamente tutte le ragioni sociali, politiche ed economiche per cui vengono prodotte le bufale, ma suggeriremo uno spunto di riflessione su di un particolare di cui se ne parla veramente poco.

Intanto facciamo una differenziazione tra le fake news palesi o facilmente smentibili nell’immediato (come ad esempio quando si attribuisce una morte ad un personaggio famoso) e quelle difficilmente verificabili nell’immediato come accade nei contesti bellici. Naturalmente, la capacità di smentita dipende anche dal peso che hanno i Media che diffondono tali notizie. Infatti, secondo diversi studi (e non ce ne sarebbe nemmeno stato bisogno di effettuarli) indipendentemente dalla credibilità oggettiva, le notizie vengono considerate più plausibili se vengono dette in TV, un pò meno se vengono diffuse su carta stampata , ancora meno (se non dubbie), se restano limitate alla rete telematica. 

Tra gli esempi più noti della categoria di bufale facilmente smentibili nell’immediato ricordiamo quella relativa a Giovanni Allevi, musicista dato per morto mentre in realtà combatteva contro una malattia importante, quella di Maurizio Mattioli il quale ha denunciato per ben quattro volte la notizia della sua morte e quella in cui si diceva che Silvester Stallone era provato dalla chemioterapia ed era ricoverato in un ospedale, mentre in realtà era alle prese con le riprese di un film.

Alla categoria di fake difficilmente verificabili ricordiamo il sabotaggio dei Nord Stram1 e 2. Il sabotaggio dei gasdotti del Nord Stream avvenuto nel settembre del 2022 si è rivelata una fake news colossale. La distruzione dei gasdotti, infatti, fu inizialmente attribuita ai russi e, nonostante apparisse da subito l’incongruenza tra il fatidico gesto e gli interessi bellici di Mosca, tutti i Media attribuirono con determinazione la responsabilità al Cremlino. Dopo diversi mesi è stato scoperto, e confermato senza ombra di dubbio, che alti ufficiali e uomini d’affari ucraini, pianificarono (a quanto pare) l’operazione all’insaputa del presidente Zelensky. Quindi a sabotare il Nord Stram 1 e il Nord Stram 2, furono gli ucraini e non i Russi!  Questa notizia, nonostante è oggettivamente vera (addirittura di recente è stato  arrestato proprio in Italia uno dei responsabili), ancora oggi, c’è chi sostiene che a commettere il più grande atto di terrorismo alle infrastrutture mai avvenuto in Europa, siano stati i russi.

Fatto questo primo chiarimento e cioè la differenziazione tra le bufale smentibili e quelle poco verificabili nell’immediato, proviamo a spiegare una motivazione sociologica politicamente utile di cui nessuno ne parla. Per poterlo fare è indispensabile che si racconti quella che, a mio avviso, è stata la più grande bufala “benevola”  della storia italiana, che poi di fatto non era una notizia falsa ma un esperimento sociologico e straordinariamente istruttivo.

Il 26 aprile del 1989 andò in vigore l’obbligo della cintura di sicurezza per i posti anteriori di tutte le auto. Appena scattò il “vocatio legis” tutti i media riportarono la notizia che a Napoli, su tutte le bancarelle della città, erano in vendita magliette bianche con la cintura disegnata sopra. La notizia fece uno scalpore incredibile. C’erano persone che dicevano di averne acquistate a dozzine, altre pronte a giurare di aver visto uomini e donne che indossavano la famigerata t-shirt in ogni  angolo della città partenopea. In realtà, di quelle magliette, ne furono prodotte solo due! La motivazione di quella stampa a forma di striscia nera sulle uniche due magliette in giro per Napoli non era  finalizzata a fuorviare la nuova legge, ma  fu ideata per realizzare un esperimento sociologico unico nel suo genere. L’idea fu del noto psichiatra Claudio Ciaravolo e lo studio era rivolto a comprendere la velocità di diffusione delle bufale e soprattutto quello di valutare la possibilità di ritrattarle per ripristinare la verità. Se ancora oggi, a distanza di 26 anni  e, nonostante siano stati scritti fiumi d’inchiostro in merito a quella vicenda, per molti, la storia resta vera. Ciò  significa che in certi casi le notizie false e ben orchestrate nella mente di molti cittadini, non verranno mai più riconsiderate. L’esperimento ci ha insegnato che una volta fissato nella nostra mente un imprinting di una notizia sbalorditiva, si corre il rischio che la news interiorizzata possa assumere caratteristiche mnemoniche indelebili, condizionando così non solo la memoria collettiva, ma anche la percezione della realtà oggettiva. Sarà per questo che circolano tante fake news?

Antimo Pappadia

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