In linea generale possiamo asserire che durante il corso della storia, fede e scienza sono sempre state in contrapposizione. Anche se l’inasprimento del contrasto ha raggiunto i massimi livelli nel 600 -basti pensare ai famosi scienziati e filosofi del calibro di Giordano Bruno e lo stesso Galileo Galilei– lo scontro tra religione e scienza non si è mai pacato, se non in tempi recentissimi. Proviamo a spiegare i motivi per cui si è determinato tale fenomeno.
Attualmente abbiamo da un lato una sorta di evaporazione dei dogmi cristiani e questo si evince anche attraverso i messaggi del Papa che, pur affermando concetti umanamente condivisibilissimi, sono sempre poveri di valori religiosi tradizionali. Non a caso, Bergoglio, piace molto agli atei e agli agnostici, ma poco ai cristiani. Dall’altro, invece, abbiamo una scienza che di recente ha cominciato ad imporre dogmi, e sembra rivolgere la sua attenzione sempre più verso una ricerca trascendentale del sapere, piuttosto che continuare a tracciare quella linea etica che la vede (e l’ha sempre vista) al servizio dell’individuo in quanto unità psico-fisica unica, inscindibile e irripetibile.
La scienza (e forse è il caso di ricordarlo), è l’unica materia che affonda le proprie robuste radici proprio nella capacità di rafforzarsi attraverso il riconoscimento dei propri errori e la sua capacità di porvi rimedio. Un meccanismo, questo, alimentato dal dubbio e sostenuto dalla necessità di dover affinare le proprie conoscenze. Pertanto il fatto stesso che possa imporre dogmi, la pone davanti ad un paradosso intrinseco, rischiando di farle rinnegare ciò che fino ad oggi ha rappresentato.
Ma da cosa nasce questa inversione ideologica che vede accumunate religione e scienza contemporaneamente?
Le ragioni sono diverse e sarebbe veramente presuntuoso da parte mia voler rappresentarle in modo esaustivo in questo breve articolo, tuttavia qualche spunto di riflessione vorrei proporlo.
Il Cristianesimo, da un lato, ha avuto la “magica” intuizione di rassicurare l’uomo attraverso l’illusione della vita eterna, dall’altro, ha avuto “l’effetto collaterale” di deresponsabilizzare l’individuo. Un cristiano indipendentemente da ciò che pensa e da ciò che fa, può ottenere l’accesso in paradiso seguendo semplicemente i dogmi proposti dalla religione; gli stessi che la società moderna sta mettendo in discussione. Da ciò ne consegue che: in primis queste ragioni hanno esposto l’uomo ad una sorta di deresponsabilizzazione etica che non gli ha più permesso di coltivare la propria coscienza umana in libero arbitrio (-conosci te stesso- socratico). In secondo luogo la religione ha fornito agli esseri umani l’arroganza e l’erronea percezione di essere onnipotenti. Cosicché anche un altro concetto socratico il “secondo misura” è andato perso, originando nelle nuove generazioni un senso di destabilizzazione valoriale col relativo bisogno di cercare rassicurazioni sostitutive proposte da altre istituzioni. La scienza nonostante non possa garantire la vita eterna, può però, sempre prospettare l’allungamento della stessa e il miglioramento della sua qualità, quanto basta per convogliare su di sé quelle stesse pulsioni umane che in passato erano prese in carico dalla fede.
Chi di noi non ha mai sentito almeno una volta dire da un amico o da un conoscente: “Io credo nella scienza”? Una frase che di certo i miei coetanei non hanno mai sentito in passato. Un tempo al massimo si diceva “Mi affido a Dio che agirà attraverso le mani del medico” ma “Mi affido alla scienza” e soprattutto “Credo nella scienza” sono sicuramente espressioni moderne, figlie di pulsioni di stampo religioso che hanno perso i rifermenti storici. C’è un altro punto però cruciale: “Il bisogno di potere” dell’élite. Così come in passato il potere comprese benissimo che la religione era una questione troppo importante per lasciarla in mano ai credenti, oggi riconosce perfettamente l’importanza che assume la scienza per non sfruttarla a proprio vantaggio. Ecco il motivo per cui oggi il potere ha deciso che la scienza non può essere più lasciata in mano agli scienziati, o per lo meno non a tutti gli scienziati! Questo infatti non significa che gli studiosi vengano sostituiti da sciamani senza né arte né parte, (sarebbe controproducente per chi detiene l’ordine del discorso), ma il potere decide quale linea seguire e quale ostracizzare, quale avallare e quale archiviare, quale è giusta e quale è sbagliata. Tale linea, però, purtroppo, non viene valutata in base alle motivazioni oggettive o in seguito ad argomentazioni scientifiche congrue, bensì viene indirizzata dagli interessi economici delle grandi case farmaceutiche e dalle poltrone messe a disposizione dei politici di turno.
Antimo Pappadia