Gio. Mag 2nd, 2024

La competenza è un significante vuoto. Ogni volta che qualcuno, Ministro, consulente, esperto, pronuncia questa parola, lo fa solo per venire incontro a un senso comune già costruito negli anni. Attraverso articoli, saggi, corsi. Lo ha fatto di recente anche il Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi. Anzi, Bianchi ha parlato della necessità, tanto per non perdere la cattiva abitudine ad abusare di anglicismi, di un “Reskilling”: poiché i docenti sono nati nel secolo scorso, ragiona il ministro, e gli alunni in questo secolo, occorre rimetterli in pari. Solitamente, quando ministro e tecnici ed esperti discutono di questi temi lo fanno attaccando, prendendo di mira un avversario di fantasia. L’avversario di fantasia è l’insegnante bacucco aggrappato alle nozioni, ai programmi, ai testi e agli autori.

La trappola retorica delle competenze è appunto però solo una trappola, e a più livelli.

In primo luogo gli insegnanti sono, da almeno un paio di decenni, sotto un bombardamento dello stesso tenore. Quindi il prof bacucco topo di biblioteca e feroce censore di errori di date o nomi è al più la versione 2.0 di un unicorno. Perché, ammesso che non sia stato plagiato dalla retorica delle competenze, sa bene che esprimersi o agire contro di essa equivalga a condannarsi da sé all’ostracismo.

In secondo luogo, e qui la critica è al sistema di informazione, nessuno chiede mai conto, come si diceva in premessa, della fumosa definizione di competenza. Si ripete questo termine all’infinito, sperando che svolga la sua funzione di mantra e fatwa a un tempo. Solo che una sciocchezza, o comunque un concetto vuoto, per quante volte sia replicato, rimane sempre comunque tale.

In terzo luogo qualcuno prima o poi dovrà dire che, ammesso che esista, la competenza non si esercita nel vuoto. Posso cercare connessioni, utilizzare rimandi, rimodulare in base ai contesti, solo ciò che domino. Un sapere che inglobi competenze, ma ripudiando le nozioni, è un rimestare nei luoghi comuni.

 Chi ha anche una minima esperienza di insegnamento lo sa: se non fornisci lo sfondo teorico, se non accumuli e consolidi nozioni precise e numerose, non puoi che ottenere prodotti spazzatura dagli alunni (un mix tra TV commerciale, scopiazzature da siti discutibili, influencer adolescenti e buoni sentimenti un tanto al kg).

A meno che l’intento sia esattamente quello: una brodaglia insapore, utile a tutto e buona a nulla. O un piatto di carne riempito di spezie per nascondere il suo essere prossimo alla putrefazione.

Alessandro Porcelluzzi

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