Gio. Mar 28th, 2024

In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare

A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
gli ero stato
assuefatto

E me ne stacco sempre
straniero


Questa poesia, dal titolo evocativo di “Girovago”, di cui ho riportato i primi versi, è di Giuseppe Ungaretti e fa parte della raccolta “ Allegria di naufragi” del 1916, diventata poi “Allegria” nel 1931.

Se pensiamo alla bellissima poesia “Veglia”, terribilmente umana, intrisa di sofferenza, ma anche di disperata voglia di vivere,“ Un’intera nottata/buttato vicino/a un mio compagno/massacrato/ […] ho scritto lettere d’amore./Non sono mai stato/tanto/attaccato alla vita”, capiamo subito il significato del titolo della raccolta. 

La parola “Allegria” infatti svela quella consapevolezza inebriante del naufrago- da qualsiasi evento funesto- di essere vivo nonostante il dolore che ha attraversato.

La poesia Veglia nella sua interezza stride come un ossimoro nell’accostamento tra sentimenti così contrastanti e divergenti (eros/thanatos), in quella leopardiana atmosfera che, di fronte ad una luna distante, apre a interrogativi sulla sofferenza e sulla morte, ma da cui prende distanza in un impeto di fede verso la vita.

Se avessimo la fortuna di trovarci di fronte al Poeta per potergli porre la domanda:

“Cosa salva dal dolore e dalla voglia di rinunciare alla vita nei nostri momenti più bui?”

Di certo ci sentiremmo rispondere : “ la Poesia”.

Come non dargli ragione!

In questi tempi così tristi, pieni di mali, come se all’improvviso il vaso di Pandora fosse stato scoperchiato, ci salva il verso che ci parla di dolore, ma anche di speranza. Di passato a cui sappiamo tornare con animo guarito dalle ferite. Il canto del Poeta è universale.

Ecco perché, all’improvviso, in un momento di riflessione sui mali della nostra contemporaneità,

la mia mente ha riportato in superficie i versi della poesia “Girovago”.

Non tanto in riferimento alle circostanze in cui l’Ungaretti ha scritto quei versi: la sua personale condizione esistenziale di uomo privo di radici. Estraneo ad ogni luogo e sempre alla ricerca di  serenità (nella poesia I fiumi, il poeta racconta, attraverso le vie d’acqua, i luoghi delle sue peregrinazioni), quanto piuttosto al messaggio universale  di questo sentimento di “spaesamento” che accomuna tutti gli esuli dalla propria patria.

“In nessuna parte di terra mi posso accasare”, dice il Poeta.

E ancora: “ E me ne stacco sempre straniero”

Il tema dell’estraneità e dello sradicamento era già stato affrontato da Ungaretti in una precedente poesia dedicata al suo amico arabo Moammed  Sceab, dal titolo “ In memoria”, in cui il termine esilio suona oggi drammaticamente attuale.

Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria

Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere il canto
del suo abbandono

Così cantano i primi versi della poesia e così scrisse di lui lo stesso Ungaretti:

“ Baudelaire era l’argomento di discussioni interminabili con uno dei miei compagni, che un giorno trovarono morto, perché in nessun posto si poteva accasare, in una stanza dello stesso albergo che

abitavamo, in rue des Carmes a Parigi. A lui è dedicata la poesia che apre  “Il porto sepolto”.

Era un ragazzo dalle idee chiare e prediligeva Baudelaire […] L’altro suo autore era Nietzsche, che lo aveva addirittura soggiogato”.

Lo stesso tema di “sospensione e di straniamento”, che non abbandona mai chi è costretto a lasciare la propria Patria, lo troviamo espresso potentemente nelle sculture di Bruno Catalano. Le sue “statue sospese” fluttuano in aria, miracolosamente in equilibrio. Testimoni muti e mutilati, ma che resistono proseguendo il loro cammino sul filo della Storia.

Voglio terminare questo mio articolo riportando gli altri versi della poesia “ Girovago”, parole che non varcano confini e non cercano approdi, ma suonano come miraggi di luoghi innocenti.

Visioni di un Eden inascoltato.

Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute

Godere un solo
minuto di vita
iniziale

Cerco un paese
innocente

Anna Bruna Gigliotti

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