Stamattina, in seguito al rientro nella mia terra per le vacanze estive, ho fatto la solita passeggiata con Milo in piena libertà, senza guinzaglio, soprattutto per una mia esigenza: sarebbe stato capace, il buon Milo, di condurmi a casa di mia madre a distanza di un anno dall’ ultima visita?
Confesso che, lungo il tragitto, sono riaffiorate alla memoria antiche reminiscenze scolastiche: Argo è il cane più celebre di tutte le letterature e di tutte le età. Pochi gesti deboli e lenti della bestia estenuata (il drizzare la testa e le orecchie all’ antica voce di Ulisse, riconosciuta con sicurezza dopo venti anni; il dimenare gioiosamente la coda come unica espressione d’amore a lui ormai possibile, e finalmente la morte improvvisa che lo fulmina per l’improvvisa felicità): questa è la grande poesia di Argo.
Fin qui l’antefatto letterario da verificare nel presente.
Ebbene, senza esitare un attimo, Milo mi ha condotto a casa di mia madre. In attesa che lo raggiungessi, ha indugiato davanti al cancelletto d’ingresso, per poi richiamare l’attenzione di mia madre con il suo linguaggio naturale: un abbaio lento e dolce.
Mia madre è ricoverata in una RSA da qualche mese, in preda alla malattia dell’ oblio e della dimenticanza, l’attesa di Milo è stata vana.
Ho dovuto quasi trascinarlo via da quel luogo a lui familiare.
Afferma Francesco Adorno:” Intelletto è un termine un po’ complesso. Io l’ho studiato a lungo, proprio per il suo Interesse, anche divertente. Alcuni critici, non tutti, ma alcuni sì, e credo con una certa ragione, fanno derivare intelletto da un indoeuropeo nif, che significa l’attuale “sniffare”, cioè annusare, odorare, far qualche cosa del genere.
In realtà prima ci credevo meno; quando però ho trovato che in Omero, nell”Odissea, nel momento in cui Ulisse torna a Itaca, il primo che lo riconosce è il cane Argo, il quale abbassa le orecchie, come un buon cane che si rispetta, e noèin, riconosce Ulisse con il muso… Io non ho mai visto pensare con il muso: in genere con il muso si annusa. Allora ho detto: questo vuol dire che in quell’epoca c’era ancora una pressione, un lascito del significato arcaico del termine nous.
Se ci pensiamo bene, il termine annusare, o meglio fiutare, è un termine che usiamo tutti i giorni: «fiuto un pericolo». Quando io dico che c’è un pericolo vuol dire che ricordo altri segni che implicano una certa risultante.
L’annusare è un legare tra di loro segni che diventano un disegno, un’organizzazione disegnata, e allora ecco che il nous diventa la capacità di legare mentalmente certi aspetti, e quindi diventa la capacità del logos, del sapere intendere.
Mi sembra una cosa abbastanza facile: il termine intelletto, che in greco è nous, tradotto in latino con intellectus, che vuol dire interlego, e quindi ha proprio quel significato. Allo stesso modo la parola intelligenza: un uomo intelligente è un uomo che sa come si legano tra di loro le parole, sa pensare intelligentemente, cioè pensa con mente che sa inter-legare.”
Non saprei dire se gli animali siano più o meno intelligenti. Sono certo, invece, che grazie al loro nous infallibile sono capaci di ritrovare la giusta via in ogni occasione e di donare amore in senso assoluto e incondizionato.
Prerogativa che non appartiene al genere umano.
Michele Lagano