Sab. Lug 27th, 2024

Continua la rassegna di Freud sulla teoria delle pulsioni, questa volta messa in relazione con il meccanismo della rimozione.

Il soddisfacimento di una pulsione è sempre piacevole”, scrive Freud in “La rimozione” considerando tuttavia che la nozione di “piacere” in Freud non è per nulla intuitiva: il piacere corrisponde infatti a uno stato il più possibile vicino all’assenza di stimoli. E’ tuttavia in apparente contraddizione con questa affermazione, Freud ci dice anche che “può essere destino di un moto pulsionale urtare contro resistenze che mirano a renderlo inefficace e questo avviene attraverso la rimozione. Risolvere la contraddizione partendo dall’esperienza clinica, da cui si apprende che “il soddisfacimento della pulsione soggetta a rimozione sarebbe ben possibile, e che inoltre sarebbe di per se sempre piacevole; tale soddisfacimento sarebbe però inconciliabile con altre esigenze e propositi”. Dunque, ciò che Freud constata nell’esperienza è che in relazione alla pulsione si produce un conflitto a partire dal quale si attiva il meccanismo della rimozione.

Più avanti però egli aggiunge due elementi importanti per comprendere la struttura di cui si tratta e anche l’operazione che l’analisi può compiere.  In primo luogo, Freud sottolinea che ciò che viene rimosso non è la pulsione ma la sua “rappresentanza” psichica o “rappresentanza della rappresentazione” (Vorstellungsrepràsentanz), che soggiace a quella che lui chiama la “rimozione originaria“.  Successivamente vi sarà una rimozione per cosi dire di secondo grado, che è la rimozione propriamente detta, sulla quale l’analisi può intervenire, e che colpisce i ” derivati psichici della rappresentanza rimossa” e quei processi di pensiero che sono incorsi in una relazione associativa con la rappresentazione rimossa”.

Dunque la rimozione si colloca a livello della rappresentazione. Essa però va distinta in due modalità, o due tempi logici: una rimozione originaria che costituisce il fondamento di ogni altra rimozione, e che rappresenta anche il limite del lavoro psicoanalitico, ciò che l’analisi non potrà scalfire, ciò che resta definitivamente perduto e non più “recuperabile”, e la rimozione propriamente detta, che colpisce ciò che, attraverso legami associativi di carattere linguistico, può pervenire alla coscienza, in quelle “formazioni di compromesso, che sono i sintomi, le fantasie, i lapsus, i sogni, i motti di spirito, consentendo alla pulsione un “soddisfacimento sostitutivo”. Ciò comporta il fatto, di cui Freud ha fatto esperienza nella clinica, che i pazienti faticano ad abbandonare i loro sintomi, che inconsciamente si oppongono al lavoro psicoanalitico, in quanto i sintomi stessi di cui si lamentano sono delle modalità di soddisfacimento. 

Montaggio pulsionale e atto psicoanalitico. 

Ecco dunque che l’atto interpretativo, che è per Freud l’atto psicoanalitico per eccellenza, partendo da quelle che Freud chiama “propaggine – o derivati – del rimosso”, mira al sollevamento della rimozione.

Freud annota infatti:  “il mantenimento di una rimozione implica una costante emissione di energia e la sua eliminazione rappresenta, dal punto di vista economico, un risparmio” L’associazione libera è qui indicata da Freud come la modalità per sollecitare “ininterrottamente il paziente a produrre quelle propaggini del rimosso che, per la loro lontananza o la loro deformazione riescono ad oltrepassare la censura della coscienza”. Inoltre “è a partire da queste associazioni che noi riproduciamo una traduzione cosciente della rappresentazione rimossa”.

Per Freud dunque l’interpretazione come atto psicoanalitico, ciò che nel contesto del Transfert, consente di tradurre i nessi fra rappresentazioni coscienti e quelle inconsce legate al soddisfacimento pulsionale. Ciò permette di risolvere il conflitto e produce un risparmio in termini di energia psichica. L’interpretazione quindi, è tale solo se coglie attraverso il nesso linguistico,  la modalità con cui la pulsione si soddisfa, producendo una effettiva modificazione, che Freud qui indica come “risparmio economico”

Alessandro Nenna

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