Ven. Apr 26th, 2024

Nell’ “Alfabeto della Crisi” de “lintelligente” non poteva mancare una disamina del concetto di Libertà, essendo quest’ultima il motore dello sviluppo individuale e sociale, ma, correlativamente, ciò che ritroviamo ridimensionato nei momenti difficili …

… perché ogni “crisi” è crisi prioritariamente di “libertà”.

Per altri versi, a causa della sua importanza, il concetto di libertà ci appare particolarmente “spugnoso”, giacché al suo interno vengono argomentate tematiche ai confini della “democrazia” (“Libertà è partecipazione”, cantava Giogio Gaber), della “fraternità/solidarietà” (non può essere libero chi sia schiavo del bisogno) e dell’ “uguaglianza” (ritrovarsi ad avere minori opportunità nello studio o nel lavoro non consente la piena esplicazione delle libertà individuali).

Insomma, entro le tre parole-chiave della Rivoluzione Francese: Libertà, Uguaglianza, Fraternità (oggi, come dicevo, “Solidarietà”), il concetto di Libertà appare come “primus inter pares”: quello, cioè, che, allargandone i confini, finisce per inglobare i rimanenti, esondando nel concetto stesso di “democrazia”.

Non a caso esistono organizzazioni politiche “liberal-democratiche”.

Ma, io direi, chiunque accetti il metodo del “parlamentarismo”, e non voglia rovesciarlo mediante la “rivoluzione”, è comunque “liberal-democratico” (oltre che “riformista”). Tutti, o quasi, siamo, volenti o nolenti, “liberaldemocratici” (e riformisti).

La dialettica politica, che tante energie e passioni ancora alimenta, si risolve quindi (aldilà della consapevolezza che ne hanno i politici e i militanti) banalmente, in varie possibili interpretazioni della liberaldemocrazia e del riformismo.

Ciò detto, evidenziata per l’appunto l’elasticità e la onnipervasività del concetto, rinunceremo, nei limiti di un articolo, alle dotte trattazioni, che peraltro sono disponibili in libri noti, ed anche, talvolta, semplici e brevi:

https://www.einaudi.it/catalogo-libri/scienze-sociali/sociologia/eguaglianza-e-liberta-norberto-bobbio-9788806198688/

… e ci baseremo invece sul comune buon senso, o su quel “senso comune” che persino le canzonette possono riassumere:

https://www.youtube.com/watch?v=p0lzFp3yNpI .

“Liberi di Liberi da” cantavano (ottimamente) i “Dirotta su Cuba”, oltre vent’anni fa. E non a caso chiudevano il ritornello con “Molliamo tutto e ciao” (tipicamente: “liberi da”), e la strofa con “Rifaremo il mondo” (tipicamente “liberi di”).

La libertà, quindi, sembrerebbe esigere una liberazione dall’invadenza del mondo, ma anche una progettualità “all’interno del mondo”, e “a beneficio del mondo”.

Si è liberi da, quando si è liberi dal bisogno, dallo sfruttamento, dalla volgarità, dal lavaggio del cervello mediatico, e – alzando il tiro – dalle imposizioni dittatoriali.

Si è liberi di, quando si è liberi di sviluppare se stessi all’interno di percorsi democratici (che prevedano la partecipazione alle scelte collettive): ciò contempla la libertà di impresa, il diritto allo studio, l’uguaglianza di opportunità con altri soggetti sociali (in modo da poter concorrere – “concorrenza” – alla pari, secondo criteri di qualità – “meritocrazia” -, e non di servile appartenenza a una “cordata”).

In realtà, le due dimensioni si mescolano incessantemente: ad esempio, poter vivere l’omoaffettività e l’omosessualità, assecondando le proprie pulsioni più autentiche, permette la “liberazione” dei soggetti coinvolti in questo percorso (“liberi di”), sottraendoli contemporaneamente al giudizio, alla condanna, al sospetto, all’irrisione, al pregiudizio, ovvero a tutto ciò che viene riassunto col termine “omofobia” (“liberi da”).

Esiste poi un’osservazione, che origina in Marx (io credo), e che comunque è tipica del pensiero marxiano-marxista, secondo cui chi libera se stesso non opprime, per capovolgimento dei rapporti di forza, gli altri, ma li libera!

Il proletariato, liberando se stesso, libera la borghesia dall’inautenticità della sua stessa (irreale, immateriale) esistenza … il movimento delle donne può liberare gli uomini dal peso del patriarcato … il movimento omosessuale può liberare gli eterosessuali dal pregiudizio e dalle paure inconsce nei confronti della “diversità”.

(Che poi i partiti della Sinistra, il Femminismo, i movimenti LGBT siano all’altezza del compito, ognuno può deciderlo per suo conto. Per quanto riguarda il primo soggetto, ovvero i partiti della Sinistra, la mia risposta è NO, almeno per quanto riguarda l’Italia; per quanto riguarda il secondo e terzo, il giudizio che conta è quello dei diretti interessati.)

Infine, c’è una forma di libertà che ho particolarmente indagato, anche perché mi riguarda personalmente: la libertà di cambiare opinione.

Nel Novecento, non ci si è limitati a votare per Comunisti, Socialisti, Democristiani, Fascisti (“missini”), salvo poi cambiare legittimamente opinione, in caso di comportamenti e performance non all’altezza, da parte dei Partiti e degli Eletti.

Si era (!) Comunisti, o Socialisti, ecc. (“appartenenza”), ed in molti casi lo si era per sempre (!), a dispetto dei fatti (“identità”).

Io penso che questa “forma mentis”, tipica del “militante”, abbia assai nuociuto alla libertà individuale e alla democrazia. E solamente ora, nel Terzo Millennio, cominciamo a vedere quella fluidità di pensiero, opinione e adesione che consente ad un Partito, da una votazione all’altra, di guadagnare o perdere anche 10 punti percentuali, per giudizio del “popolo”, della “gente” (o quantomeno dei votanti) su comportamenti e performance.

(Parlerò di questo tema subito prima della vacanze estive de “lintelligente”, ovvero nel numero del 01 Agosto, che dedicherò alla “O” di “Opinione”. Ma prima, a Luglio, ci aspettano ovviamente la “M” e la “N”! .)

Concludo con il testo di Gaber, “La Libertà” …

http://www.giorgiogaber.it/discografia-album/la-liberta-testo

… ed con il testo di un mio rap, scritto insieme a Marzia Schenetti, che fa da chiosa alla canzone suddetta.

(Mi si perdoni questo piccolo attacco di narcisismo.)

 

L’INSETTO                                              

Hai presente le mosche assassinate dalla mano

di un umano, schiacciate sul comò o sul lavandino,

il moto delle zampe ad implorare un destino,

più non vanno né lontano, né vicino.

Hai presente l’agonia d’una stupida morte,

contorti in pose estreme non c’è niente di normale,

però faresti male a dare retta all’ingannevole sorte d’un insetto orizzontale …

Hai presente la gente quando troppo sopporta

i capricci d’una setta pervertita e disonesta,

la finanza corrotta tutto prende e rivende,

è l’impero del denaro sopra il cittadino ignaro.

Però quando a fatica si rialza la testa,

guardiamo la finestra trovandola aperta,

come un insetto che volando si desta,

già lontano dalla mano e la paletta.                                                   

 

La gente è un insetto che prepara l’azione,

non le serve un concetto ed è superflua un’opinione,

la gente è un moscone che sbatte sul vetro,

per poco s’arretra e ricomincia a volare.

La gente sta attenta, non la credere assente,

quando sta tramortita non per questo è finita,

la gente è una mosca che sopporta la merda,

ma se è aperta la porta, la sua ala è già pronta …

… e la volta è stavolta l’insetto si desta,

ma più non si volta ed ha fretta.         

 

Non volano soltanto il falco e il gabbiano,

non esistono soltanto l’aquila e l’airone,                                   

chiedo scusa a Giorgio Gaber, ma qui vi dichiaro

che la libertà starà nel volo d’un moscone.

 

Gianfranco Domizi

 

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