Mar. Ott 8th, 2024

Il tema della “coerenza” e dell’ “incoerenza” può riguardare ogni genere di opinione, ed anche ogni genere di comportamenti e abitudini: come definire, ad esempio, chi ingurgita torti e pasticcini, ma poi, “pentendosi”, metta il Dietor nel caffè, dando addirittura evidenza alla “sanità” di tale gesto ?!?

D’altra parte, c’è da dire che il nostro goloso “incoerente” ben difficilmente “se ne vanterà”, e che ben difficilmente i suoi amici potranno “condannarlo” per l’incoerenza evidente dei suoi comportamenti … non si andrà oltre i limiti di una bonaria presa in giro.

E’ principalmente quando l’ “incoerenza” si sposta sul piano dell’opinione “politica”, che si suscitano reazioni “forti” da parte dell’interessato (del presunto “incoerente”), e, soprattutto, da parte di chi ne rilevi le incoerenze (reali o presunte).

Ma l’interessato presumibilmente argomenterà di non essere affatto incoerente: essendo cambiati i fatti, ha conseguentemente cambiato punto di vista e idea. (Ne possiamo dedurre che il “cambiare idea” è l’incoerenza vista da se stessi! .) I “rilevatori di incoerenza” invece insisteranno sull’ “incoerenza”, arrivando semmai, in un crescendo di accuse, all’epiteto infamante: “voltagabbana”.

Da Wikipedia:

Il Voltagabbana è un romanzo autobiografico dello scrittore italiano Davide Lajolo pubblicato a Milano dalla casa editrice Il Saggiatore nel 1963. L’autore racconta la sua vita e attraverso essa spiega perché ha abiurato al fascismo per passare alla militanza partigiana”.

In effetti, quando parliamo di “voltagabbana”, intendiamo dei CAMBIAMENTI RADICALI d’opinione politica: paradigmaticamente, da fascista ad antifascista, da comunista ad anticomunista, da fascista a comunista, da comunista a fascista. Non se ne escludono altri tipi, ma questi sono i più discussi, ed anche i più individualmente “sofferti”, anche perché gneralmente i grandi politici, intellettuali, giornalisti non cambiano idea al primo soffio di vento.

Alcuni casi sono stati resi noti dai diretti interessati, altri sono emersi successivamente, come lo “scandaloso” passato repubblichino (Repubblica di Salò, quindi adesione al fascismo) del Premio Nobel Dario Fo, notoriamente impegnato a Sinistra per il resto della sua vita.

Io sono convinto che il “cambiare idea”, quando non sia generato da interessi economici o comunque personali, sia un fenomeno comunque vitale … specialmente in una Società come la nostra, in cui la “fedeltà a se stessi” prende spessissimo il posto della ricognizione effettiva dei fatti realmente intercorsi.

(E’ ben noto ai sociologi come l’opinione politica si formi in età adolescenziale, o giovanile. Questo significa che PER TUTTO IL RESTO DELLA VITA si lotterà disperatamente contro i fatti nuovi, pur di non cambiare idea, rimanendo fedeli a se stessi: ho potuto vedere coi miei occhi, facendo il formatore aziendale, discussi dirigenti di discusse multinazionali, col poster di Che Guevara in evidenza dietro la scrivania! .)

Pertanto guardo con interesse alle autobiografie di coloro che hanno “cambiato idea”, senza darne giudizi moralistici o moraleggianti: cerco piuttosto di capire il “perché”.  E leggendo le loro storie, vi ritrovo l’intera gamma dei possibili comportamenti “incoerenti”, dal semplice “cambiare idea” (ma conservando degli elementi di continuità), alla discontinuità radicale con il proprio passato, per arrivare finalmente ai “voltagabbana”. Senza tediare il lettore con sunti e link, troverà anch’egli facilmente in rete (Google) le biografie dei citati (Lajolo e Dario Fo) nonché quelle, per esempio, di Curzio Malaparte, Piero Vivarelli, Dante Corneli, Guido Picelli, Maurizio Liverani, Lucio Colletti, Giuliano Ferrara, Ida Magli, Oriana Fallaci, Giampaolo Pansa, Armando Plebe, e quelle infine di tanti “minori”, fra cui Domenico (Mimmo) Pinto, Gennaro Migliore e Roberto Maroni (sì, proprio lui!).

Notevolissima la vicenda personale di Armando Plebe: marxista, socialdemocratico, neofascista, indipendente di destra, poi nuovamente vicino al marxismo; eterosessuale, ma omosessuale sporadico e “curioso” per sua stessa ammissione, ed artefice e vittima, proprio perciò, di uno “scandaletto” sessuale, a cui, oltre 40 anni fa, venne dato un certo rilievo:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/09/12/gli-80-anni-di-plebe-il-filosofo.html

Armando Plebe è anche uno dei pochissimi esponenti della politica e della cultura che si sia visto negare la tessera del Partito Radicale (notoriamente generoso nell’affiliazione di personaggi anche decisamente “improbabili”, come Toni Negri e Ilona Staller).

Considerando i ripetuti cambiamenti di fronte, Armando Plebe potrebbe sembrare un personaggio politico e culturale futilmente bizzarro. In realtà, i suoi libri andrebbero letti con attenzione, perché ogni volta che aderiva a un’opinione “nuova”, la “sostanziava” di riflessioni filosoficamente profonde, o comunque interessanti.

Grande materia di riflessione sulla coerenza e sull’incoerenza politica rimane l’insurrezione ungherese “antisovietica” del 1956.

(Per i più giovani: dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Ungheria era entrata nell’oppressiva orbita economico-politica dell’Unione Sovietica staliniana; peraltro, Stalin era morto nel 1953, e dal successore, Chruscev, ci si attendeva una “destalinizzazione” veloce e radicale, e pertanto una maggiore tolleranza verso le specificità e le richieste dei vari paesi “orbitanti” attorno all’Unione Sovietica. Non fu così … e non fu così soprattutto nel 1956: l’insurrezione ungherese fu repressa nel sangue.)

Il carattere dell’insurrezione era evidentemente “antisovietico” (presa di distanza dall’URSS e dai dirigenti ungheresi allineati sulle posizioni dell’URSS). Ma era aggiuntivamente “anticomunista”?, “controrivoluzionario”?, “nazionalista”?, “filo-imperialista”?. E per quanto riguarda i fatti di casa nostra, un comunista italiano si sarebbe rivelato storicamente “coerente”, se avesse comunque sostenuto l’Unione Sovietica, paese-guida, seppure con moltissimi limiti e contraddizioni, del Comunismo internazionale?

O sarebbe stato più coerente rimanere magari “marxista” e/o “di Sinistra”, però rompendo radicalmente con l’URSS (e con il Partito Comunista Italiano, in quanto incapace di emanciparsi dalla “guida” sovietica)? O ancora: sarebbe stato invece più “coerente” prendere atto che gli ideali di libertà propri del Comunismo si erano tramutati in oppressione, e, proprio seguendo quegli ideali, “uscire dal Comunismo” verso posizioni politiche liberali e riformiste?

All’epoca, sia coloro che rimasero con l’URSS ed il Partito Comunista Italiano, sia quelli che uscirono “rimanendo a Sinistra”, sia chi approdò a posizioni liberali e riformistiche, pretesero di essere rimasti “coerenti”!

Ma ciò, oltre ad essere una pretesa umana comprensibile, è anche logico: cambia il riferimento della coerenza … i primi rimasero fedeli all’organizzazione politica, i secondi all’ideale di emancipazione sociale, i terzi al concetto di libertà come bene supremo.

L’interpretazione di quegli anni e di quei fatti rimane aperta, anche se col tempo i sostenitori della prima ipotesi (rimanere comunque fedeli allo Stato-guida e al Partito-guida) hanno generalmente perduto le loro motivazioni, a cominciare dal nostro ex-Presidente Giorgio Napolitano, gran sostenitore, all’epoca, dell’intervento sovietico in Ungheria:

“A 50 anni di distanza Giorgio Napolitano, nella sua autobiografia politica Dal PCI al socialismo europeo, parlò del suo “grave tormento autocritico” riguardo a quella posizione, nata dalla concezione del ruolo del Partito comunista come «inseparabile dalle sorti del campo socialista guidato dall’URSS», contrapposto al fronte “imperialista”. Il 26 settembre 2006 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita ufficiale in Ungheria, rese omaggio al monumento ai caduti della rivoluzione e alla tomba di Imre Nagy”.

https://it.wikipedia.org/wiki/Rivoluzione_ungherese_del_1956

Meglio tardi che mai.

Considerando infine che tutti, all’epoca, si convinsero di essere rimasti “coerenti” e fedeli ai propri principi, da questa ed altre vicende possiamo trarre, giocosamente ma non troppo, la seguente conclusione: INCOERENTI SONO SEMPRE GLI ALTRI!

Gianfranco Domizi