Sab. Lug 27th, 2024

My heart’s in the Highlands,
my heart is not here,
My heart’s in the Highlands,
a-chasing the deer;
Chasing the wild-deer,
and following the roe,
My heart’s in the Highlands,
wherever I go.

Il mio cuore è nelle Highlands,
il mio cuore non è qui;
Il mio cuore è nelle Highlands
a cacciare il cervo ,
a cacciare il cervo
e a inseguire  il capriolo,

il mio cuore è nelle Highlands
dovunque io vada
.


Le Highlands, ovvero gli Altipiani, sono la regione montuosa della Scozia, una delle più belle e scenografiche regioni dell’Europa.

Ho voluto aprire il mio articolo, dedicato alla memoria della regina Elisabetta II, con questa vecchia ballata del poeta scozzese Robert Burns (1759-1796) che, durante i suoi viaggi per le Highlands , raccoglieva vecchi frammenti  della tradizione popolare scozzese e li usava per riscrivere le sue ballate. Di questa ballad scozzese, “My heart is in the Highlands”, solo le prime due strofe sono  quelle originali.

Il paesaggio viene decantato nella sua singolare bellezza:  i rilievi montuosi, le fertili valli, il bosco selvaggio, le cascate.

 Il cuore del poeta però è pieno di lacrime perché dovrà partire e il suo addio echeggia quasi mistico tra i versi.

Nel vedere l’ultimo viaggio della  regina Elizabeth II, dal castello di Balmoral, in Scozia, a Londra ( Westminster, sede del Parlamento del Regno Unito), mi è venuta in mente questa malinconica ballad che suona come commiato a questo luogo da lei tanto amato.

Il castello di Balmoral, costruito nel 1390, è una dimora privata della famiglia reale ed è patrimonio personale della regina. Qui ha sempre trascorso l’estate con il principe Filippo di Edimburgo e in seguito da sola.

I reali abitavano questi luoghi per tutta la durata dell’estate.

In questo castello, avevano  trascorso la luna di miele nel 1947.

Qui è stato ambientato un episodio memorabile della quarta stagione della serie TV  “The Crown”, intitolato  “ La prova di Balmoral”.

In cosa consiste questa prova? Pare si tratti di un test a cui la regina sottoponeva i suoi ospiti e non tutti riuscivano a superarla per cui, come ha spiegato il biografo reale Andrew Morton:

 “Svanisce dal favore dei royal come la nebbia dagli altipiani”.

Insomma, per farla breve, gli ospiti, almeno finché era in vita la regina, dovevano comportarsi in modo adeguato al luogo.

Qui non vigeva la solita, rigida etichetta reale, ma la Queen si rilassava  con passeggiate a cavallo, escursioni nel verde, barbecue, giochi, scherzi e soprattutto abiti comodi : giacconi rammendati, vecchi stivali, per cui gli ospiti dovevano adeguarsi per non sentirsi “fuori luogo”.

Margaret Thatcher, la Lady di ferro, fallì miseramente la prova, presentandosi  alle sei del pomeriggio vestita da serata di gala. Non fu più invitata.

Chissà se d’ora in poi, con la scomparsa di Elisabetta II, questa consuetudine continuerà con l’erede al trono, re Carlo III, o se resterà solo nella memoria condivisa della famiglia reale.

Tante sono le foto  storiche che ritraggono la Royal Family in questo luogo.

Qui Elisabeth forse ritornava ad essere quella Lilibet, vezzeggiativo che risale alla sua infanzia, quando non sapeva ancora pronunciare il suo nome e con cui, negli anni, si fece sempre chiamare in privato. Re Giorgio VI, in una famosa frase, dichiarò:

 “ lilibet è il mio orgoglio, Margaret la mia gioia”.

Nell’antico maniero pare inoltre che si aggiri un fantasma, quello di John Brown,, servo della regina Vittoria, morto nel 1883.

Si racconta che la regina si fosse innamorata di lui. Si dice che anche la regina Elizabeth e suo figlio Carlo abbiano avvertito la sua presenza.

In verità la Scozia è famosa per queste presenze misteriose e non solo nei numerosi castelli, ma anche nei pub e negli alberghi.

Vero o falso che sia ciò che si narra, bisogna ammettere che la Scozia è terra davvero ricca di mistero e di fascino.

Il castello di Balmoral è stato per me una vera scoperta.

Qui la Royal  Family ha vissuto momenti di grande felicità, ma anche di profondo dolore.

Proprio in questo luogo si trovava la regina con i suoi nipoti William e Harry, allora molto giovani, quando Lady Diana morì in un incidente d’auto a Parigi nel 1997.

Tutti ricordiamo quell’evento che scosse il mondo: il muro di fiori in suo onore, quel chinare del capo della Regina al passaggio del feretro della Principessa del Popolo, quel commovente corteo muto, la canzone struggente di Elton John, “Candle in the wind”, che recitava:

“ A me sembra che tu abbia vissuto la tua vita come una candela nel vento”

Pochi giorni fa, durante un concerto a Toronto, l’artista, raggiunto dalla notizia della morte di Elisabetta II, l’8 settembre scorso, ha voluto omaggiare la sovrana, cantando  “Don’t let the sun go down on me”, un brano del 1974: Non lasciare che il sole tramonti su di me”.

Vorrei terminare questo mio articolo che ha voluto focalizzare lo sguardo su un luogo caro alla Regina, il più caro, e che ha raccolto e racchiuso nelle sue stanze  segreti e passioni, ritorni e addii, con la seconda strofa della ballata di Robert Burns.

Un commiato dolce e malinconico dalla sua amata Scozia.

Farewell to the Highlands,
farewell to the North,
The birth-place of Valour,
the country of Worth;
Wherever I wander,
wherever I rove,
The hills of the Highlands
for ever I love

Addio Highlands,
addio, o settentrione,
il paese del Coraggio,
il paese del Valore;
dovunque vagabondi,
dovunque mi avventuri,
le colline degli Highlands
sempre amerò.


Anna Bruna Gigliotti

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