Gio. Mag 2nd, 2024

Sole, Sassi, Solitudine, Siccità e Silenzio.

Eccomi finalmente nel luogo in cui vivono le cinque parole magiche che fanno crescere l’ulivo.

Mi sono seduta sulla spiaggia di sassi avvolta dal sole, alle mie spalle un mare di ulivi, davanti a me, il silenzio che regna sovrano rotto solo dal chiacchiericcio delle foglie intinte nel verde nel grigio nell’argento che sembrano rincorrersi l’una con l’altra in una sensazione di infinito con la complicità del vento. Sono sola, in attesa di quello che mi avevano detto, sarebbe stato il portavoce degli ulivi, quello che ha quattromila anni, ma forse, con un pizzico di vanità, si è cresciuto gli anni…Piace a tutti diventare un patriarca! Di sicuro ne ha più di duemilacinquecento.

Ed eccolo! Lo vedo tra gli altri. Si materializza davanti a me, si erge maestoso. Ho improvvisamente voglia di abbracciarlo, ma non potrei mai, solo in tanti riusciremmo a cingerlo! Ha un tronco che si contorce, si avviluppa su se stesso, se lo guardi da più lati sembra spostarsi, poter cominciare a camminare, e sembra ancora voler dire: “Non mi abbatterai mai, perché troverò sempre un angolo di cielo disposto ad accogliere una nuova gemma…”

 Mi inquieta, e nel contempo mi dà forza, è l’emblema della lotta della vita, e poi, una scapigliata chioma di foglie che si tingono d’argento alla luce del sole, mi pacifica, mi rasserena…

  • Sono emozionata, commossa addirittura di parlare con te!

Non sottolinea la mia emozione,  credo sia abituato, ma pur avendo una lunga vita alle spalle, è  ancora curioso:

  • Perché mi hai cercato?
  • Perché voglio sapere tutto di te, dei tuoi frutti, del succo dei tuoi frutti…
  • Immagino tu abbia tanto tempo… perché la mia è una lunghissima storia.
  • Va bene, vuol dire che cercherai di essere sintetico, del resto la sintesi nasce da una approfondita conoscenza e mi pare tu sia in grado di dimostrarlo!
  • I miei fratelli ed io cresciamo lentamente ma viviamo anni, secoli, addirittura millenni, vediamo passare gli uomini e la loro storia…
  • Comincio da mio padre. Era un Oleastro, di lui si hanno notizie fin dalla preistoria. Alcuni scienziati hanno accertato che è “scivolato” insieme ad altri vegetali, dal grande freddo delle zone polari, verso l’equatore. Aveva bisogno di caldo, di sole. E’ arrivato in Asia Minore e pare che siano stati i Fenici a fare un particolare innesto,  per cui diventai per tutti un albero orientale, mi cambiarono il nome in Ulivo, e da selvatico, divenni coltivato. 

i Fenici poi, mi diffusero lungo le coste del mediterraneo, da dove mi sono sparso in tutto il Nord Africa, nella terra dei Sumeri in Babilonia e nell’Egitto.

  • Sei stato nei favolosi giardini pensili di Babilonia? 
  • Questo non lo so, non è rimasto nulla che lo testimoni,  quello che è certo, è che sono una realtà nella storia babilonese già nel 2500, mentre in Egitto sul papiro di Ebers, è scritta una ricetta che mira a far sparire le rughe con l’olio ricavato dalle mie olive.
  • Dopo, se vuoi, parliamo dell’olio, ma adesso dimmi di te.
  • Sono arrivato in Grecia intorno al 1500 a. C. Un affresco nell’isola di Creta, raffigura alberi azzurri, certamente i miei fratelli, e poiché Poseidone ed Atena continuavano a litigare per il possesso dell’Attica, Zeus disse loro che l’avrebbe concessa a chi avesse fatto il dono più utile. Poseidone regalò cavalli marini, Atena invece, un ramoscello carico di olive.

Inutile dirti che vinse Atena, che mi piantò per la prima volta  sull’Acropoli di Atene. Divenni così un albero sacro. Talmente sacro, che I sacerdoti antichi pretendevano statue degli dei solo se intagliate in legno d’ulivo, cosparse di olio e poi lucidate.

  • So che è una abitudine poi ripresa dai romani per proteggere le statue dall’incuria del tempo! Ma continua, ti prego!
  • Ero prezioso, eravamo preziosi, per cui abbatterci o bruciarci era un reato punito dagli uomini, con l’esilio e la confisca dei beni e dagli dei, con anatemi di sfortuna e disgrazie. Nessuno poi, per nessuna ragione, poteva tagliare più di due ulivi nella sua vita e, nelle guerre, i nemici che distruggevano e devastavano ogni cosa, ci risparmiavano invece, per non attirarsi l’ira di Zeus, signore degli ulivi sacri e di tutti gli dei che vivevano nell’Olimpo e a cui erano dedicate le gare olimpiche. I vincitori e gli eroi, venivano incoronati con rami di ulivo, che dovevano essere tagliati con un falcetto d’oro, da giovinetti di nobile stirpe con genitori viventi.
  • Se ho ben capito, sei un albero reale e leggendario al contempo, vivi nel mondo contadino e nella Mitologia.
  • Beh! Sì! E questo grazie ai tanti che hanno scritto di me: Ovidio, Cicerone, Virgilio…  Omero ad esempio, nell’Odissea, racconta che Ulisse accecò Polifemo con un tronco d’ulivo che aveva tagliato e appuntito, e sempre intorno ad un ulivo ultracentenario, aveva costruito il suo talamo nuziale. La clava di Ercole poi, era di legno… d’ulivo!
  • Certo! Ne hai da raccontare! Mi hanno detto che eri importante, ma non immaginavo tanto!
  • Tanto? Non ti ho detto ancora nulla! Sono l’albero cosmico che  tocca il cielo dove si trova il paradiso degli eletti e dove il punto più alto è riservato ai martiri e ai testimoni della fede che hanno dato al dio ogni cosa, anche la vita.
  • Albero cosmico?
  • Essere un albero cosmico vuol dire essere l’Albero del mondo, l’Asse del mondo, toccare le punte più alte del cielo  e arrivare negli inferi, e salendo, sostenere e rigenerare l’Universo. Ma di questo ti dispiace se parliamo un’altra volta? Di fede e di religione che tanto lustro mi hanno dato, vorrei raccontarti non parlando di me, ma dell’olio che viene spremuto dalle mie olive!
  • Come preferisci. Sappi che tornerò, ti ho già detto che voglio sapere tutto! Non dimenticarlo!
  • Sono fedele ed affidabile!
  • E allora, torniamo a parlare di te.  Ci sei in epoca romana?
  • Ci sono eccome! fino dagli albori dell’antica Roma. Romolo e Remo, narra la leggenda, sono nati sotto la mia ombra protettiva. E ancora più che in Grecia, a Roma, era proibito bruciare gli ulivi persino sugli altari, mentre invece, con i miei rami più giovani, si facevano corone per gli sposi. Devi sapere che ero simbolo di pace, di saggezza, di rigenerazione, di prosperità, di vita, nonché di Luce divina.
  • Luce divina?
  • Sì, ma ti ho promesso che di questo ti dirò un’altra volta. Intanto devi sapere che col tempo gli uomini impararono a tagliare e a lavorare i miei rami ormai secchi o quelli che non davano frutti, per arricchire gli altari e la loro tavola con ciotole boccali e oggetti di uso comune, ma non comuni erano per bellezza e varietà di colori e venature. E più avanti ancora, gli ulivi giovani chiamati Termiti, venivano prelevati tra aprile e maggio  e adibiti agli innesti. Come vedi, ero e sono utile, sia nella imberbe giovinezza che nella mia decadente vecchiaia. Voi umani, fate altrettanto?
  • Vorrei risponderti di sì, ma purtroppo non sempre seguiamo il tuo esempio! Mi piace ascoltarti e vorrei stare ancora con te, ma devo andare. Tu però aspettami. Io tornerò presto. E non lo dimenticare!
  • No! Non lo dimenticherò, ho ancora tante cose da dirti, ti parlerò dei mie frutti, dell’olio che da questi si ricava, di fede, di religioni… Sono stato onorato, amato, nel sacro e nel profano. Non temere, ti aspetterò, ma prima di andare via,  fermati ad ascoltare il fruscio del mio mare di foglie intinte nel verde nel grigio nell’argento. Guarda tra i miei rami che riflettono la luce del sole e della luna, confondendo lo spazio con mille e più mille, occhi scintillanti.

Fermati ancora un attimo a guardare i miei tronchi, avviluppati e contorti, fatti prendere dalla metafora della bellezza della loro vita. Piantami nel tuo giardino, e se anche non ci credi,  alcuni dicono che terrò lontani i fulmini e …le streghe! Adesso vai! Io non mi muoverò di qui…

  • Ciao!
  • Ciao!

Nadia Farina

( nella foto -L’Ulivo- opera di Nadia Farina)

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