Ven. Ott 4th, 2024

Mancano pochi giorni alle elezioni regionali in Emilia Romagna.

In realtà si vota anche in Calabria, ma la sfida meridionale pare interessi assai meno: ve ne è traccia solo nelle simpatiche foto che ritraggono Zingaretti in tenuta da operaio o magazziniere nella azienda di tonno del candidato Callipo.

La sfida emiliano-romagnola ha tutto un altro sapore (appunto). Per arginare l’avanzata della Lega sono arrivate le sardine (una fissa per il pescato, insomma), di cui ho già discusso abbondantemente in un precedente articolo. Col passare delle settimane la distanza tra le due coalizioni si è progressivamente assottigliata e oggi più o meno tutti gli studiosi di flussi elettorali parlano di un “testa a testa”.

Bonaccini, il candidato del centrosinistra, ha deciso di costruire la propria campagna rinunciando a simboli e riferimenti ai partiti, Pd in primis. Un appello continuo a competenze, buon governo, saper fare, e alla lunga, quasi eterna, buona amministrazione ex-post-comunista.

La Borgonzoni, all’opposto, rivendica l’appartenenza alla Lega e anzi il suo leader, Salvini, funge da ariete nella oramai a tutti gli effetti ex regione rossa per antonomasia.

Zingaretti, che Massimo Giannini ha avuto l’ardire di paragonare a Giulio Cesare in un articolo su Repubblica, ha annunciato la sua strategia post elezioni: prima vinciamo (la speranza è l’ultima a morire), poi apriamo il PD a società civile, sardine ed ecologisti. Una proposta talmente innovativa da essere, persino nelle parole usate (prodotti ittici a parte) praticamente identica a una frase pronunciata da Achille Occhetto nel 1990.

La somma di Bonaccini e Zingaretti offre un quadro piuttosto esaustivo delle debolezze del centrosinistra nella fase attuale.

L’eterno in politica non esiste e, specie in un momento di crisi (economica e sociale, ché quella politico-istituzionale è oramai strutturale), l’appello al mantenimento dello status quo può forse funzionare per la upper class, ma per la maggioranza dell’elettorato risulta persino fastidioso.

“È sempre stato così, loro ci sono sempre stati”, sembrano pensare gli elettori emiliano-romagnoli (che in tutti i sondaggi regalano il primo posto come lista alla Lega): proprio per questo è il caso di cambiare, di provare con qualcun altro, e non a caso Borgonzoni e Salvini parlano di liberare la Regione.

Anche perché il secondo elemento bonacciniano, la competenza/il saper fare, è un dato opinabile (cambia di luogo in luogo e da momento a momento) e ha più a che fare con la macchina amministrativa, con la burocrazia, che non con il livello dei decisori politici.

D’altro canto la svolta (si fa per dire) zingarettiana dimostra la assoluta incapacità di mettere in fila cause ed effetti.

Un partito, che è stato svuotato progressivamente della propria capacità di connessione con umori e istanze popolari, prima ancora del voto, annuncia il proprio ulteriore passaggio di stato. Il PCI/PDS (vedi Occhetto citato sopra) si aprì alla società civile; il PD, nato dalle ceneri di DS e Margherita, si trasformò nel partito del gazebo e delle primarie aperte.

Da partito solido a partito sempre più liquido. Il partito di Zingaretti (anzi, giustamente qualcuno vorrebbe proprio cancellare il lemma partito dal nome) è il partito gassoso.

Microparticelle di moderati progressisti, come si è autodefinito Mattia Santori, il riccioluto leader delle sardine.

Atomi in movimento che si aggregano e si separano, sempre in nome dell’antifascismo e dell’antirazzismo, of course.

Forse in questa congiuntura storica e politica anche un partito solido e solidamente socialista, con un programma di welfare innovativo e robusto, almeno critico (scettico ci pare persino eccessivo auspicarlo) nei confronti delle gabbie nei conti di stampo europeo, avrebbe difficoltà a  fronteggiare la destra di Salvini e Meloni (basta dare una occhiata fuori confine).

Ma lo sciame di microparticelle progressiste poi…

 

Alessandro Porcelluzzi

 

 

IL PREZZO

Qualcuno che ci guidi con perizia dentro un vicolo *

si trova, se lo cerchi, già da tempi immemorabili,

impegno e competenza … si son fatti tutti abili,

perfino Zingaretti fa l’Occhetto redivivo.

 

In fondo ci speriamo che non sia definitivo,

saremo stanchi un dì per continuare a “far muina” **,

ma quando la speranza si restringe a una sardina,

si paga un nuovo prezzo … ed è quello del ridicolo.

 

*        https://www.youtube.com/watch?v=0AGyBvRKPs0

**      https://it.wikipedia.org/wiki/Facite_ammuina

 

(Gianfranco Domizi)

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