Dom. Dic 8th, 2024

Un articolo di Repubblica del 22 ottobre scorso, nella sezione scienze, mette in evidenza lo studio di un’équipe di ricercatori del Dipartimento di psicologia della Norwegian University of Science and Technology, pubblicato sulla rivista “Personality and Individual Differences”.

Mons Bendixen, coordinatore dello studio in questione, afferma che i comportamenti di uomini e donne in genere sono simili, ma non per quanto riguarda la sfera riproduttiva. Secondo il “prestigioso” studio, la donna soffrirebbe maggiormente del tradimento emozionale, mentre l’uomo ne risentirebbe di più di quello sessuale.

E’ vero! Peccato che non si tratti affatto di una novità. Questa ricerca non fa altro che avallare ulteriormente (qualora ce ne fosse stato ancora bisogno) una teoria evoluzionistica conosciuta da decenni.

La teoria si basa sul fatto che nella natura maschile prevale l’istinto della conservazione della specie (il motivo per cui gli uomini, istintivamente, inseminerebbero il maggior numero di donne disponibili e pertanto sono meno sofisticati nella scelta di un amore o di un partner occasionale), mentre nella natura femminile l’istinto prevalente è quello di proteggere la prole rendendola sana, forte e socialmente protetta (questo spiegherebbe la ragione per cui le donne sono quasi sempre più ponderate nella scelta di un amante e questo vale anche solo per un’avventura).

Tale differenza istintuale si manifesta in vari modi e uno di questi è palesato proprio attraverso la gelosia.

Una ricerca simile è stata condotta solo due anni fa, peccato che nessuno la ricordi. Lo studio è stato riportato da diversi giornali e perfino da alcune emittenti radiofoniche tra cui Radio 105. I ricercatori David Frederick (Chapman University) e Melissa Fales (UCLA) volevano confermare o smentire la teoria secondo la quale gli uomini provano una maggiore gelosia di tipo sessuale, le donne invece di natura emozionale. La rivelazione dello studio? Non poteva essere delle più scontate. La maggioranza del sesso femminile rivelò che il tradimento emotivo è peggiore di quello sessuale, mentre per gli uomini è l’inverso. Lo studio fu condotto su ben 64mila persone tra eterosessuali, omosessuali e bisessuali tra i 18 e i 65 anni. Ma non è tutto!

Un altro studio sociologico realizzato a cavallo dei due secoli (Buss, 1994), condotto su soggetti di entrambi i sessi e mirato alla valutazione delle loro reazioni di fronte a scene di adulterio sessuale e scene di infedeltà affettiva rivelava, guarda caso, il fatto che gli uomini reagivano di più alle manifestazioni di tradimento erotico, mentre le donne risultavano più sensibili al coinvolgimento affettivo. Per i sociologi non fu difficile trarre le scontate conclusioni: il gentil sesso risente maggiormente del tradimento emotivo, mentre gli uomini si sentono maggiormente feriti in quello sessuale. Io stesso affrontai la tematica nel 2004 nel saggio dal titolo: “Differenze e incomprensioni della coppia eterosessuale” edito da Firenze Atheneum, dedicando all’argomento ben due capitoli.

Visto che ci siamo, voglio far presente che alla fine del secolo scorso anche in TV, durante una puntata della nota trasmissione “Quark” allora condotta da Piero Angela, se ne parlò approfonditamente. In quell’occasione (lo ricordo per i nostalgici) fu invitato in studio anche il sociologo Francesco Alberoni, noto appunto per le sue pubblicazioni sull’amore.

Potrei andare avanti all’infinito, ma se volessi riportare alla luce tutti gli studi realizzati negli ultimi trent’anni in merito a questa tematica, potrei produrre una biblioteca e non un articolo per questo giornale.

Purtroppo però, non ci troviamo di fronte ad un caso isolato. Studi superflui su argomenti di cui si conoscono già bene le risposte ma fatti passare come innovativi, ce ne sono tantissimi (troppi direi) e pertanto non posso esimermi dal formulare due domande:

-per quale motivo non utilizziamo queste risorse per scoprire o conoscere nuovi elementi utili alla collettività?

-chi ci guadagna quando si indaga su fenomeni risaputi, scontati e catalogati da decenni?

Antimo Pappadia