Sab. Lug 27th, 2024

NUMERO ZERO2

Con il Numero Zero de “Lintelligente”, inizia la rubrica “La rivoluzione della specie”, specificamente dedicata al cambiamento dei comportamenti sociali.

 Il riferimento a Charles Darwin (“L’origine della specie”, 1859) è evidentemente scherzoso, ed anche la scelta di alcuni comportamenti sociali da analizzare, ma la domanda di fondo rimane: cosa di ciò che stiamo sperimentando nel Terzo Millennio potrà risultare vantaggioso nel tempo, e addirittura “rivoluzionario”?

 Tenteremo, nei vari numeri, di articolare esempi e risposte per questa domanda.

 La funzione “critica” è parte integrante della società, al punto che siamo soliti definire “critici” i giornalisti e gli scrittori di brevi saggi sull’arte, sulla musica e sulla letteratura, anche quando “critici” non sono affatto, ed anzi formulano, rispetto all’opera o all’autore, recensioni variamente argomentate, o del tutto positive.

Diverso è il caso della critica politica, sociale e culturale, che spazia dalle rubriche giornalistiche, come “L’Amaca” di Michele Serra, a libri effettivamente impegnativi, come quelli di Theodor W. Adorno), ed in cui il tono è quasi sempre “negativo”: si condanna insomma qualche aspetto dei comportamenti umani e della società contemporanea.

Epigoni di questi ultimi vorrebbero essere gli estensori di post su facebook (o di brevi opinioni su altri social), che formulano giudizi “critici”, “negativi”, “ironici”, “sarcastici”, su temi vari.

Gettonatissimi: politica & governo, problemi dell’immigrazione, questioni di genere (per meglio dire … osservazioni rozze e qualunquistiche delle donne sugli uomini, e viceversa, giacché le vere questioni di genere si situano ovviamente ad un livello più alto di competenza e complessità), fatti di cronaca (ed in particolare di cronaca nera, con tutto il corredo di innocentisti e colpevolisti “a prescindere”), musica e concerti, divi e dive, calcio e altri sport, sesso …

La differenza però è nota: mentre L’Amaca di Serra e similari possono provocare, al massimo, la piccata risposta di personaggi chiaramente evocati o comunque riconoscibili (i lettori abituali viaggiano su una lunghezza d’onda politica e culturale similare all’estensone, e ben difficilmente avranno voglia di polemizzare con lui), i post di facebook, specialmente quelli “ben riusciti”, pur nella loro rozzezza, provocano la guerra di “tutti contro tutti” nei commenti sottostanti.

Il fatto è che la proliferazione degli “amici” virtuali ha per conseguenza la varietà degli stessi … ed è facile, per esempio, avere “credenti” e “militanti” di sponde opposte.

L’utilità conoscitiva del post è spesso molto limitata, quella delle risposte anche peggio, anche a causa di un chiarissimo fenomeno: l’incapacità di cambiare idea, anche a fronte dell’evidenza.

Ognuno difende il proprio partito strenuamente E, quand’è chiaramente indifendibile, “compensa” la defaillance con defaillance similari nel campo avverso. Il che rappresenta la riedizione popolare, populista e “social” della ben nota difesa di Craxi, rispetto all’indagine degli anni ’80 nota come “Mani Pulite”: rubavamo, ma rubavano anche gli altri.

Tuttavia, considerando i temi dell’evoluzione, dell’involuzione e della possibile rivoluzione della specie, la domanda che ci poniamo è la seguente: assodata la tendenziale inutilità conoscitiva della critica sociale mediante i post, esisterà, considerandone diffusione e virulenza, una qualche utilità “sottostante”, che attualmente ci sfugge? Insomma: la “chiacchiera a vuoto” svolge una qualche forma di collante sociale? … libera e contiene pulsioni rabbiose, che altrimenti inquinerebbero ancor di più le società in cui viviamo? … prepara nuovi equilibri socio-culturali, di cui la polemica mediante i post è solamente un’avvisaglia? …

Vedremo, nel prossimo articolo, come la “chiacchiera a vuoto” che si esprime attraverso i post è un fenomeno “nuovo”, tipico del Terzo Millennio (le cui potenzialità evolutive o involutive, come dicevo, ancora ci sfuggono), ma, per altri versi, la “chiacchiera a vuoto” è stata comunque fondativa delle società, e, in quanto tale, non è affatto sfuggita all’indagine dei filosofi, degli psicologi e dei sociologi degli ultimi tre secoli.

 

Gianfranco Domizi