Mar. Mar 19th, 2024

Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come

Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message He Is Dead,
Put crêpe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.

Fermate gli orologi, il telefono sia rimosso,
Tenete buono il cane con un succulento osso,
Fate tacere i pianoforti e con un rullio smorzato
Esponete la bara, ricevete chi è addolorato

Fate che gli aerei volteggino alti con sconforto
scrivendo nel cielo il messaggio: Lui è Morto,
Adornate di crespo il collo dei piccioni metropolitani,
Fate indossare guanti neri ai vigili urbani.

Queste sono le prime due strofe della bellissima poesia di  Wystan Hugh Auden: Funeral blues.

Ho scelto questa versione in italiano perché, a differenza delle altre, forse più conosciute, rispetta la rima del testo inglese, anche se è quasi impossibile cogliere la musicalità e la bellezza del testo originale.

Questa poesia è stata più volte usata in film noti, come Quattro matrimoni e un funerale di Mike Newell, L’attimo fuggente di Peter Weir, La Tigre e la neve di Roberto Benigni.

Altre poesie di Auden hanno ispirato la cinematografia. Per citarne una, La verità ti prego sull’amore, che è anche il titolo del film di Francesco Apolloni del 2001.

Dicono alcuni che amore è un bambino,
e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo,
e alcuni che è un’assurdità,
e quando ho domandato al mio vicino,
che aveva tutta l’aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che
non era il caso, no

Assomiglia a una coppia di pigiami,
o al salame dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare i lama,
o avrà un profumo consolante?

È pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben liscio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull’amore.

Voglio ricordare che Wystan Hugh Auden, poeta e drammaturgo inglese naturalizzato statunitense ( York 1907- Vienna 1973), è tra le massime personalità della poesia inglese del Novecento.

Negli anni Trenta fu tra i più importanti rappresentanti dei poeti dell’ Avanguardia, distinguendosi per l’impegno politico, civile e ideologico.

Eclettico sperimentatore di forme e stili poetici diversi ( ballate, sestine, villanelle) ha usato a volte un linguaggio colloquiale, influenzato da Yeats, a volte simbolico paesaggistico come quello di Rilke. Col passare del tempo il suo linguaggio è diventato più oscuro e comprensibile solo a pochi eletti.

Le due su citate poesie fanno parte della breve raccolta “O tell me the truth about love”, in cui il poeta quasi si interroga su cosa sia l’amore e lo fa con un linguaggio a volte grottesco che sfiora il ridicolo, a volte lirico e sorprendente. Le poesie, solo 10, ci portano in un labirinto emozionale, in un paesaggio spesso surreale, in cui si mescolano sentimenti diversi e spesso contrastanti.

Funeral blues, con cui ho aperto il mio articolo, accosta amore e morte. Se l’amore è a volte ridicolo e banale, la morte lo riscatta, rendendo palpabile e rispettabile il lutto che esige il silenzio.

Ecco che, a tal proposito, colgo l’occasione per dare un saluto “silenzioso”, ma anche affettuosamente irriverente al principe Filippo, duca di Edimburgo, morto il 9 aprile di quest’anno 2021, all’età di 99 anni.

Non voglio ricordare le tappe della sua vita, già troppo declinate sui giornali e rappresentate nei film e serie televisive, per cui mi limito a ricordarlo per la sua a volte imbarazzante schiettezza che lo ha reso in vita così umanamente vicino alla gente comune. Uno spirito libero e a tratti anticonformista come sua madre, la principessa greca Alice di Battenberg , sepolta in un cimitero ortodosso di Gerusalemme e riconosciuta in Israele come Giusta fra le Nazioni. Infatti durante l’0ccupazione nazista di Atene aveva dato rifugio a molti ebrei.

 Il principe Filippo, nel corso di migliaia di eventi pubblici, ha più volte fatto delle gaffe, riportate dalla Bbc. Mi piace riportarne alcune.

1966: «Le donne britanniche non sanno cucinare».

1984, dopo aver ricevuto un regalo da una donna, in Kenya: «Lei è una donna, no?»

1986, parlando a un gruppo di studenti britannici durante una visita reale in Cina: «Se state qui ancora a lungo, finirete con l’avere gli occhi a mandorla

1994, parlando a un abitante, benestante, delle isole Cayman: «La gran parte di voi discende da pirati, giusto?»

1995, parlando a un istruttore di guida scozzese: «Come fate a tenere i nativi lontani dall’alcol il tempo necessario per passare l’esame?»

1999, parlando a un gruppo di giovani sordi a Cardiff, che si trovavano accanto a una banda di percussionisti: «Sordi? Beh, se siete qui accanto, non mi meraviglia che lo siate!»

2001, parlando a un 13enne che gli confessava il suo sogno di andare nello spazio: «Sei troppo grasso per essere un astronauta!»

2002, parlando con degli aborigeni in Australia: «Tirate ancora lance?»

Certo, potrà sembrare azzardato accostare Auden al principe Filippo, ma non è questa la mia intenzione. Forse non ci sono stati uomini più diversi tra loro. Tuttavia nelle poesie del grande poeta inglese c’è la descrizione dell’animo umano, nessuno escluso, nelle sue sfaccettature più divergenti. Convivono e stridono amore, indifferenza, onestà, cinismo. Follia e tenerezza. La morte poi tutto riporta al silenzio delle emozioni della vita.

Vorrei terminare questo mio articolo con un invito a “cogliere l’istante”, fatto da Auden, nella bellissima poesia recitata dalla ninfetta in Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti:

The moment.

Se un’attraente forma vedrai,

dalle la caccia, e abbracciala se puoi.

Sia essa una ragazza o un ragazzo,

senza vergogna, ma da sfrontato, diretto.

La vita è breve, cogli dunque all’istante

qualsiasi contatto la tua carne muova.

Non c’è vita sessuale nella tomba.

Anna Bruna Gigliotti

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