Ven. Mar 29th, 2024

Le Mantellate son delle suore
A Roma son soltanto celle scure
Una campana sona a tutte l’ore
Ma Cristo non ce sta dentro a ‘ste mura

 

Ma che parlate a fa’?
Ma che parlate a fa’?
Qui dentro ce sta solo infamità

 

Questi due versi fanno parte della notissima canzone “Le Mantellate” scritta nel 1959 da Giorgio Strehler e Fiorenzo Carpi per Ornella Vanoni. Famosa anche per l’interpretazione di Gabriella Ferri. Una canzone scritta in romanesco e con una tale padronanza di lingua e intenti da trarre in inganno. Molti infatti possono pensare che sia una antica canzone popolare romana.

“Le Mantellate”, come descritte nel testo, ed esplicitamente nella terza strofa, era un carcere femminile, un tempo vecchio convento delle suore Mantellate, ordine fondato da Giuliana Falconieri nel XIV secolo a Firenze, così chiamate dal lungo mantello nero indossato. Una campana di bronzo, oggi custodita al Museo criminologico di Roma, ha segnato lo scandire delle ore nella quotidianità del carcere, chiuso alla fine degli anni Cinquanta. Le detenute furono trasferite nel nuovo carcere femminile di Rebibbia.

 

“Carcere femminile”, ci hanno scritto
Sulla facciata d’un convento vecchio
Sacco de paglia al posto del tuo letto
Mezza pagnotta e l’acqua dentro ar secchio

 

In epoca fascista ospitò oppositori politici. Durante l’occupazione tedesca di Roma, il 24 marzo 1944, dalle Mantellate e dalla struttura di via Tasso, dal 1939 carcere e caserma delle SS, molti prigionieri furono prelevati e mandati a morte nelle Fosse Ardeatine.

In questo carcere fu rinchiusa Maria Lisa Cinciari Rodano, più conosciuta come Marisa Rodano, oggi meravigliosa centenaria. Una delle donne più rappresentative della Repubblica italiana.

Nata il 21 gennaio del 1921 da madre ebrea e padre imprenditore, sindaco e podestà di Civitavecchia, ha attraversato con passione e orgoglio di dissidente il ventennio fascista, la guerra e il dopoguerra, partecipando attivamente alla Resistenza e alla Ricostruzione e ricoprendo incarichi politici importanti. E’ stata deputata per il PCI dal ’48 al ’68, prima donna a ricoprire la carica di Vicepresidente della Camera (dal 1963 al 1968), poi senatrice e consigliere provinciale e dal 1979 al 1989 parlamentare europea.

Marisa Rodano ha lottato con grande determinazione a favore dei diritti delle donne, ricoprendo  dal 1956 al 1960 la carica di Presidente Nazionale dell’UDI – Unione Donne Italiane.

Nel 1981 ha fatto parte della Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sulla situazione delle donne in Europa e nel 1984 è stata Vicepresidente della Commissione dei diritti delle donne del Parlamento europeo.

Mi innamorai della Rodano, di cui già conoscevo lo spessore e la militanza politica, leggendo una sua intervista su “Il Portale delle donne-Donne ieri oggi e domani” di Marta Ajò.

Attraverso le sue parole ho potuto comprendere la sua maturazione intellettuale e politica.

Nata da una famiglia benestante con una madre ebrea, colta ed elegante, ed un padre esponente del fascismo, presto, già dal liceo, iniziò a maturare il rifiuto dell’ideologia fascista. L’incontro con Franco Rodano, suo compagno e in seguito marito, fu determinante per le sue scelte future. Presto diventò attivista e durante l’occupazione tedesca fece parte del G.D.D. ( Gruppi di difesa della donna) riconosciuti dal CLNAI ( Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia).

I GDD operavano a Roma dando assistenza alle famiglie degli antifascisti in carcere, organizzando scioperi, diffondendo stampa clandestina e partecipando ad azioni di sabotaggio.

Nel 1943 durante una retata fu portata alle Mantellate dove conobbe un mondo dolente. Molte donne erano state rinchiuse per aver abortito. Il desiderio di lottare contro la violenza e l’ingiustizia si fece in lei sempre più pressante.

Da allora tutto il suo impegno futuro fu dedicato alla lotta per i diritti delle donne: il voto, il lavoro, la parità di salario, la tutela della lavoratrice madre. Diritti politici e sociali da acquisire per ottenere pari opportunità.

Durante l’intervista sono rimasta colpita dal suo giudizio critico sul ’68 che non ha lasciato, secondo lei, eredità costruttive alla generazione delle figlie di quel Femminismo che non ha saputo superare l’individualismo, riducendo la lotta alla contrapposizione tra uomo e donna.

E’ mancata una mobilitazione collettiva delle donne per il superamento vero e incisivo delle disparità di genere.

Un evento epocale mi apre il cuore, e allo stesso tempo me lo stringe, quando penso all’attuale vicepresidente degli USA, Kamala Harris, la prima donna nera  ai vertici del potere politico.

E non solo. Oggi Joe Biden, il nuovo Presidente, parla di parità di genere in senso più ampio, o meglio, nel senso più ampio possibile, firmando un ordine esecutivo che conferisce ampi diritti agli uomini e alle donne che vogliono vivere scegliendo di farlo come appartenenti al sesso biologico loro opposto. Solo riconoscendo loro per legge pari diritto e dignità che ciò è possibile.

Biden inoltre apre alle persone trans gender nell’esercito e revoca il divieto di Trump con queste parole: “Le differenze siano la forza dell’America”.

La strada è davvero lunga perché ciò da noi accada, ma non impossibile. La via è tracciata.

Voglio riportare l’ultima parte dell’intervista a Marisa Rodano in cui esprime preoccupazione per l’onda  crescente del fascismo in Europa:

“E’ un momento di grave difficoltà in cui versano le associazioni di donne, ma anche i partiti, e questo mentre in tutta Europa sta nuovamente montando l’onda crescente del fascismo a cui purtroppo guardano sempre più le nuove generazioni di uomini e di donne, che ignorano la storia passata.
Ed è un fenomeno preoccupante!”

Il 27 gennaio ricorre la Giornata della Memoria e mi piace chiudere questo mio articolo con una poesia di Elena Bono, poetessa che ha partecipato alla Resistenza.

 

Il mio cuore diventa

immensamente

il cuore della terra

oscuro affaticato indifferente,

eppure sento che nel suo profondo

ancora giace

e non è morto

il mio umano dolore

e a lui ritorno a poco a poco

come a me stessa

ed in lui mi ritrovo

e mi conforto.

 

 

 

Anna Bruna Gigliotti

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