Sab. Lug 27th, 2024

Ho un debito coi lettori de LINTELLIGENTE.

Il 01 Maggio, su questa stessa Rubrica, scrivevo quanto segue:

A fine Febbraio, seguivamo con apprensione, mista a curiosità, la sorte del “paziente 1” di Codogno, e l’avvenuta guarigione dei due cinesi in vacanza a Roma. (…) Oggi, dopo due mesi da quegli eventi, siamo costretti a considerare una giornata “buona” quella in cui muoiono “solamente” 300 persone. Le possibili considerazioni sarebbero tante (sanitarie, politiche, economiche, addirittura costituzionali), ma qui – ed anche nel prossimo numero del 15 Maggio – desidero limitarmi a una bizzarra elencazione di “scomparse” … un “Chi l’ha visto?” della Notizia … perché ovviamente il Coronavirus ha monopolizzato stampa e palinsesti, relegando al quasi nulla, tutto il resto.

Mi aggirai conseguentemente fra Collovati (aveva sostenuto in una trasmissione TV che le donne non capiscono di tattica calcistica), Sarri (sempre pallone), Morgan e le sue esuberanze “sanremesi”.

Poi il proseguimento del 15 Maggio fu rimandato: mi sembrò utile per il mio stato emotivo parlare della morte di mio Padre; ma lo feci anche a beneficio dei lettori, perché dei quella fantastica epopea degli Anni Cinquanta, cui parteciparono i miei genitori, si è sempre parlato molto meno, rispetto ai periodi precedenti (Fascismo, Antifascismo, Guerra, Resistenza, Repubblica) e successivi (Sessantotto, Anni Settanta).

Il 01 Giugno parlai di Giornalismo e di Marcello Veneziani (01 Giugno).

Ma eccomi qui, a un mese di ritardo. Rispetto al previsto, pronto a pagare il mio debito. E lo pago con convinzione, perché il tema del destino della Notizia è sempre attuale, e lo è soprattutto in questo periodo.

E’ però cambiata l’ottica: mentre il 01 Maggio censivo la scomparsa di notizie futili, che ci erano sembrate inopinatamente importanti (quelle di cui sopra), ma anche di notizie effettivamente importanti (Weinstein, per esempio), e così contavo di proseguire il 15 Maggio (con il “tentato matrimonio” di Pamela Prati, per esempio), oggi il “mood” è visibilmente cambiato …

ed è nuovamente improntato all’eterna contrapposizione fra “fazioni” …

… perché Silvia Romano potrà essere “eternamente” contrapposta a Fabrizio Quattrocchi (“vi faccio vedere come muore un italiano”), e l’omicidio del Carabiniere al Roma potrà essere “eternamente” contrapposto al ragazzo americano bendato in caserma.

Tuttavia, la residua invadenza del COVID-19 (viaggiamo a 300 infetti e 50-100 morti al giorno, che non è comunque un’inezia, né lo sono la crisi economica e le aggravate disuguaglianze) rende impossibile l’iper-presenza contemporanea (“strutturale”) di notizie tutte importanti (per i “tifosi”).

E le notizie si dispongono in fila. L’ultima scaccia la precedente, e quindi, come evidenziava già l’esempio di cui sopra, se si crea uno spazio per Silvia Romano / Quattrocchi, spariranno, quantomeno provvisoriamente, il Carabiniere e il Bendato. Per non parlare di Bibbiano e i Marò.

Ma anche Silvia Romano dovrà presto eclissarsi, nel momento in cui le opposte manifestazioni politiche di Centro-Destra e Centro-Sinistra diano entrambe l’impressione (fondata) di non aver rispettato le regole di Distanziamento Sociale. Furenti polemiche incrociate. E per parafrasare Jovanotti: “E’ qui la festa!”.

Arrivano infine George Floyd e il Razzismo.

Non solo per quello che doverosamente ci dicono, ma soprattutto per una serie di surreali spin-off. Ultimo fra tutti, l’imbrattamento di vernice rossa della statua dedicata a Montanelli a Milano, nei giardini di via Palestro.

Certo, il legame fra Floyd e Montanelli è di per sé, come dire?, alquanto labile. E qui non stiamo parlando neanche di Montanelli, bensì di una statua. (Parere personalissimo: accanirsi sulle statue ed altri simboli ha un senso quando cade un regime, e al massimo nei tre mesi successivi; dopodiché serviranno benissimo alla Storia, ed eventualmente a fare da monito.)

Ma serviva uno spunto, ed è stato trovato questo (Cucù!), con un procedimento logico anche vagamente sensato (ma perché connettere Montanelli al razzismo, piuttosto che al colonialismo, o alla pedofilia?), e nel contempo completamente starato rispetto al lunghissimo tempo intercorso. La trovata di imbrattare la statua, si posiziona pertanto più verso il cazzeggio di immaturi che nell’area della critica politica. Ma quanto se ne parla! E quanto ne parlano politici anche di infima statura!

https://www.milanotoday.it/politica/statua-montanelli-schiava-dodicenne.html .

Facciamo un salto: Elvira Banotti è passata alle cronache, direi anche alla storia, per essere stata una femminista “intrattabile”, in quanto assolutamente disavvezza ai compromessi: definita “una femminista separatista tostissima e odiata dalla maggior parte delle donne che si dicono femministe”[6], “una vera progressista”[7], “Solitaria, paradossale, audace, polemica, profetica, Elvira non cercava approvazione. La sua vitalità trionfante più spesso spaventa le donne invece di rassicurarle”[10] (WIKIPEDIA: i numeri rimandano alle fonti giornalistiche).

Fu proprio la Banotti a interloquire con Montanelli in una trasmissione della RAI del 1972, curata da Gianni Bisiach, mettendo entrambi in un tale imbarazzo davanti al pubblico, da indurre a un’improvvisa interruzione:

“Lei a 25 anni non si è peritato affatto di violentare una ragazza di 12 anni dicendo ‘Ma in Africa queste cose si fanno’. Io vorrei chiederle come intende normalmente i suoi rapporti con le donne, date queste sue affermazioni?”.

Guardando il video si evince però come il poderosissimo attacco avvenne nel rispetto più rigoroso delle regole formali:

https://it.aleteia.org/2018/08/16/indro-montanelli-elvira-banotti-violenza-bimba-12-anni-africa/ .

I “modi” della Banotti consentirono che emergesse un conflitto interiore probabilmente latente (anche ammettendo che un uomo potesse raccontare con indulgenza verso se stesso quel genere di “avventure”, si era oramai dentro i “roventi” ed “esigenti” Anni Settanta). E un attacco triviale, a base di “etichette” (“maschilista!” … “razzista!” … ) non sarebbe stato egualmente funzionale.

Beh, che dire?, a prendersela con le statue si fa evidentemente prima.

La notizia in questione girava da molto tempo, e da molto tempo è ben conosciuta: considerazioni di vario genere potevano essere fatte da tempo e per tempo.

Ma durerà poco. (In attesa del prossimo spin-off: Cucù! .)

 

Gianfranco Domizi

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