Sab. Dic 7th, 2024

 Quest’articolo fa parte di una trilogia (ed è l’ultimo) sull’impegno “politico” in senso lato, ovvero che prescinda da Programmi, Partiti, Leader … aspetti di cui mi sono interessato a lungo, fino a trovarli definitivamente non-interessanti, o forse (le speranze sono al minimo) non-interessanti attualmente, ma magari appassionanti (chi può dirlo?) nel futuro.

Il primo dei tre articoli riguardava il potere dell’Educazione e dell’Esempio, il secondo il Bar (sic!), inteso come luogo fisico e come metafora (o iperbole) della possibilità di ognuno di giudicare a proposito della Bellezza: cos’è per esempio ipotizzare una formazione di calcio “armonica” (i “mosconi da bar” sono notoriamente grandi esperti in formazioni) se non un giudizio sulla Bellezza (quotidiana)?

Argomentavo inoltre che si tratta di un’Estetica Democratica, giacché il Giudizio non può essere né confermato, né disconfermato, e rimane pertanto “eternamente” alla portata di chiunque voglia cimentarsi.

Non esiste “competenza” che possa escludere qualcuno.

Rimane invece controverso il ruolo della “competenza” nel Giudizio della Bellezza non-quotidiana, “artistica”: è bello ciò che è bello (e quindi i competenti dovrebbero poter dire molto di più, attingendo alla loro esperienza di studio), o, come si dice anche popolarmente, è bello quello che piace?

Se la vogliamo buttare in Filosofia, sono evidenti i riferimenti alla Critica del Giudizio, di Kant, ed anche – volendo – a L’Opera d’arte nell’epoca della riproducibilità tecnica. Di Benjamin.

Ma quanto esposto finora può essere apprezzato e colto anche senza quei riferimenti: si parla in definitiva del giudizio di ognuno sull’armonia della vita quotidiana.

Ciò determina però un paradosso, ben conosciuto agli studiosi di Estetica: non solo il giudizio è perennemente irrisolvente (in quanto non può essere confermato, né disconfermato), ma è anche “obbligatorio”!

Scrivevo nell’articolo precedente:

Quando consigliamo un film a qualcuno, non diciamo: “E’ interessante, ma potrebbe anche non dirti nulla”. Sosteniamo invece: “Non te lo puoi perdere!” E continuiamo a consigliare, nonostante la possibile disconferma (ultima di tante): “Veramente non ci ho trovato un granché”.

Da dove nasce questo “masochismo”, che ci porta “necessariamente” a condividere Giudizi, peraltro frequentemente disconfermati?.

(Per quanto detto più sopra, si tratta di giudizi “soggettivamente” disconfermati … qualcuno la pensa diversamente … non “oggettivamente” disconfermati, perché ognuno potrà continuare a perorarsi, tentando di avere “definitivamente” ragione, ma non ci riuscirà.)

 

Al netto del “tifo” dei “militanti” (mancanza di sguardo obiettivo: trovare sempre il meglio nei propri leader e nelle loro decisioni, trovare regolarmente il peggio nei leader e nelle decisioni avversarie … basta una mezz’ora su Facebook per capire come ognuno che cerchi di avere ragione trovi di fatto il consenso di quelli che erano già pronti a darglielo, perché appartenenti allo stesso schieramento!), la Politica dovrebbe consistere nella capacità di progettare il mondo.

Insomma, non dovrebbe contare l’aver ragione sull’altro, e neanche vincere alle elezioni (si possono fare cose interessantissime sia da opposizione che come esigua minoranza), ma progettare in qualche modo (riformistico?, rivoluzionario?, conservatore?) il benessere individuale e collettivo.

Ebbene: discutere di ciò che è “armonico” o “disarmonico” in un’opera d’arte, nel design di un’auto, in una cravatta, nelle forme di una donna, in un filmino delle vacanze, in una formazione calcistica … etcetera … significa discutere del mondo che si vorrebbe, in alternativa al mondo che non si vorrebbe, e che comunque non si predilige. Non stupisce pertanto il calore che si mette nel consiglio (“Vallo a vedere”), l’urgenza soggettiva che ci si mette nel darlo, le discussioni che ne conseguono, in un “gioco” (importante) che non ha mai termine.

 

Ebbene: il Giudizio sulla Bellezza quotidiana è però l’unico modo di progettare il mondo? Forse no. E’ a mio avviso, però, quello più importante, ed è comunque ciò che “resiste” quando viene meno la fiducia nello stato presente del mondo.

(Basta studiare la vita quotidiana dei reclusi in periodi di guerra per averne un’immediata ed enfatica conferma. Come a dire: “Teniamoci il Bello, e coltiviamolo, in attesa di tempi migliori”.)

Cito dalla presentazione del libro “Dall’esilio”, di Iosif Brodskij, che contiene il suo discorso alla premiazione con il Nobel per la Letteratura (1987):

Quando, dal podio di Stoccolma, si è udito che «l’estetica è la madre dell’etica» – e proprio da uno scrittore di impavida fermezza etica –, tutti hanno avvertito una scossa salutare.

La letteratura non serve a salvare il mondo. Ma è il più formidabile «acceleratore della coscienza, del pensiero, della comprensione dell’universo». Da qui la sua capacità di guidarci, con mano invisibile, fra tutti i dilemmi più subdoli. «Il punto non è tanto che la virtù non costituisce una garanzia per la creazione di un capolavoro: è che il male, e specialmente il male politico, è sempre un cattivo stilista» (Sito dell’Editore Adelphi: https://www.adelphi.it/libro/9788845902857 .)

Quest’articolo (ora lo sappiamo, un domani lo potremo dimenticare) viene scritto nei tempi dell’Emergenza-Coronavirus.

Anche in questo caso, la risposta è stata prioritariamente “estetica”: canzoni e bandiere dai balconi. (Qualcuno l’ha trovata una “cattiva estetica”), ma non lo era per chi esponeva, si esponeva e cantava … e come abbiamo detto, nessuno può avere definitivamente ragione sull’argomento.) Poi, purtroppo, si sono fatti diversi passi indietro, verso la politica immediata e deteriore.

Il culmine l’abbiamo avuto con la conferenza stampa del Premier Conte, il 10 Aprile, in cui sono state duramente attaccate le opposizioni, in loro assenza: ha fatto bene (perché sono scorretti anch’essi)?, ha fatto male?, è stato irrituale?, è stato un discorso comunque efficiente ed efficace per gli scopi che si prefiggeva?, ha fatto bene o male Mentana a contestarne l’irritualità?

La mia opinione non conta, e comunque l’ho data “in poesia”, chiosando il notevole articolo di Alessandro Porcelluzzi, proprio su questi eventi (lo trovate nella rubrica Pòlis),

Io sono, fin dalla visione di Full Metal Jacket, un (paradossale) sostenitore della tesi del Sergente Hartman (biografia interessantissima … https://it.wikipedia.org/wiki/R._Lee_Ermey ) : “Qui vige la democrazia, non conta un cazzo nessuno!”.

Se contasse un minimo, si ridurrebbe alla constatazione per cui siamo passati da un’Estetica volenterosa, per quanto arraffazzonata: i Balconi, a una Politica completamente sprovvista di Estetica sia nei luoghi deputati in cui si consuma, sia in tutta la comunicazione mediatica che poi determina: giornali, TV, facebook.

Le discussioni irrisolventi sui film (https://www.youtube.com/watch?reload=9&v=QsSpf5gesjo : “Io sono un autarchico”, 1976, di Nanni Moretti, da cui è stata tratta la foto che accompagna l’articolo), e, “si parva licet”, le formazioni costruite al bar da tifosi alticci, al confronto, ci fanno un figurone.

 

 

Gianfranco Domizi

 

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