Sab. Lug 27th, 2024

Il “mio” Porno, a scanso di equivoci, non riguarda performance da attore, né progetti da regista (due vite che immagino interessanti e divertenti, specialmente la seconda, ma che non ho vissuto!), bensì le mie memorie da spettatore.

Peraltro, io stesso ho dato un modesto contributo al tema, non come attore, o come regista (dicevo): come poeta, inizialmente molto legato a tematiche erotiche e pornografiche (vedi copertina del libro “Sessantanove“, che accompagna l’articolo: il titolo deriva dal numero delle poesie contenute, ma c’è un ovvio doppio senso; poi, ho preso altre strade e nella vecchiaia ho scritto anche su tempi “più importanti” (?).

L’articolo è stato previsto in due Parti, perché l’argomento è variegato, ma non escludo futuri aggiornamenti.

Il tema comunque, pur nella sua apparente vacuità, consente ampie riflessioni sui media, sull’arte, sull’industria, sui rapporti uomo-donna e sulla società. Ma cominciamo dai ricordi personali.

Il mio interesse giovanile per il Porno nelle sale cinematografiche (dai 18 ai 20 anni, e cioè verso la fine degli anni Settanta: dal 1977 al 1979) non derivò dalla mancanza di “materia prima” (come si dice con brutta metafora), giacché i tempi erano molto “liberati”, o “liberali”, o “libertini“, e le nostre compagne erano gioiosamente disponibili, quando volevano. Rientra invece in una serie di pratiche collettive (eravamo tre-quattro-cinque abitué dello stesso Liceo) in qualche modo similari alla ricerca di trattorie improbabili, perché vecchie e sporche.

C’era insomma un “amore divertito”, o un “divertimento amorevole”, per il degrado, frutto di un “pasolinismo” superficiale e prevalentemente inconsapevole verso ciò che era rimasto “popolare”, e, simultaneamente, fosse in via di estinzione.

Per tali motivi, le sale più adatte sarebbero state quelle di periferia, o quelle degradate del Centro di Roma: il Volturno, che poi ha chiuso i battenti, o il glorioso Ambra Jovinelli, precedentemente tempio della rivista e del varietà … e poi, successivamente al Porno, “ring” – sì, proprio quello del pugilato! -, fino ad essere recentemente rilanciato come Teatro “normale”, ed anche vagamente impegnato.

Tuttavia, avevamo a due passi dal nostro Liceo, il Mamiani, il glorioso cinema “Mercury“, incongruamente prosperante a due passi da San Pietro. E quindi diventò la sala oiù frequentata dal gruppetto.

Si entrava ogni volta sperando di non essere imbarazzati con la richiesta di documenti. Ma non fu mai nercessario esibirli, almeno a mia memoria (eravamo tutti comunque maggiorenni), giacché come barbe, capelli e vestiario da battaglia sembravamo la reincarnazione collettiva del Conte di Montecristo. Anzi, più inquietante, proprio perché collettiva!

Secondo e terzo passaggio, evitare le poltrone sporche (capisci a me!), e porsi a discreta distanza da spettatori – come dire? – “motivati”, non soltanto per i rischi igienici, ma per una forma di rispetto: andavamo lì a divertirci, e giustamente non volevamo infastidire gli altri.

Poi, detto francamente … eccitazioni rarissime.

I motivi li ho già detti: non eravamo insoddisfatti sessualmente, quindi non eravamo sufficientemente “motivati”, e soprattutto andavamo al Mercury perché amavamo il degrado e, contemporaneamente, lo sberleffo e il divertimento.

Del resto, la qualità dei film non aiutava. C’erano “le solite cose”, neanche troppo ardite, se confrontate con il Porno attuale, quello di Internet.

Anche la fotografia e la qualità della pellicola non aiutavano.

Mi ricordo che una volta ci fu per tutto il film una fastidiosa “dominante” (come si dice in fotografia) gialla-arancione-rossa.

Dopo un po’, un burlone (non eravamo i soli) commentò ad alta voce, nel divertimento generale: “Ahò!, quello c’ha Roberto Pruzzo in mezzo alla gambe!”. (Per i profani: si trattava del centravanti della Roma, squadra che gioca per l’appunto con una maglia gialla e rossa.)

Un’altra volta il film era piuttosto lungo, e quindi, finito il rullo del primo tempo, quello del secondo cominciò dopo soli 10-15 secondi.

Commento: “Ahò!, datece ‘r tempo de cambiacce le mutande!”.

(C’era sempre un qualche commento “memorabile” che iniziava con: “Ahò! .)

Insomma: motivazione quasi zero, eccitazione quasi zero, qualità dei film e delle pellicole scadentissima. I commenti risarcivano dei soldi buttati.

Parlo per noi, ovviamente, perché c’erano invece degli spettatori che si guardavano il film anche due volte. O forse si erano addormentati, e volevano recuperare ciò che si erano persi.

Andavamo spesso, anche due o tre volte la settimana.

Una sera fatidica parlammo abbondantemente, anche se sottovoce, dei fatti nostri. Poi Carlo si volse alla pellicola, notando che le mattonelle del bagno erano uguali a quelle di casa sua. Tutti convenimmo.

Capimmo da quell’intervento “da ristrutturatore di interni” che la stagione del Mercury volgeva al termine.

Riprovammo stancamente con il Volturno, che alternava i film Porno con rivista e varietà scollacciatissimi, popolati peraltro da donnine che sembravano mamme di famiglia provvisoriamente sottratte al piumino per spolverare.

Magari lo erano, ma il culto delle Milf non era ancora iniziato:

https://it.wikipedia.org/wiki/MILF

Gianfranco Domizi

 

 

 

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