Sab. Apr 20th, 2024

Lo scambio di regali, nel periodo natalizio, è una tradizione che appartiene alla nostra cultura da tempo. Al di là dell’aspetto consumistico, messo in risalto dalla nostra società, rappresenta un momento di grande coesione tra le persone, una sorta di rituale celebrativo dei rapporti che ci uniscono agli altri, che simboleggia la qualità dei sentimenti e il valore della relazione. Donare, oltre ad essere un gesto d’amore, è un’azione sociale, ed in quanto tale è investita da aspetti psicologici e governata dalle regole sociali che qualificano le relazioni. Persino la psicologia sociale si è interessata alle dinamiche che regolano il dare e ricevere regali. Chi dona si attende sicuramente di essere gratificato dalla soddisfazione di chi riceve, per cui si occupa di cercare un pensiero che rispecchi i suoi gusti, recando al tempo stesso la propria impronta. Il dono porta dunque con sé la traccia personale di chi dona, il riconoscimento di chi riceve, dei suoi gusti e desideri, e un riferimento al legame ed alla relazione condivisi. Chi riceve, al di là di vedere soddisfatte o meno le proprie aspettative, può acquisire, attraverso il dono, importanti informazioni sull’altro, per riconoscerne stile e personalità. Ogni regalo viene scelto e presentato dal donatore, oltre che in funzione di chi deve riceverlo, in base al proprio tipo di personalità. Acquistare i regali con molto anticipo o all’ultimo momento, prestare o meno attenzione a come vengono confezionati, fare regali semplici o, piuttosto, unici e ricercati, fa differenza. Regali esclusivi e poco comuni possono indicare tratti di narcisismo. I narcisisti non si accontentano di fare un semplice dono, essi vogliono lasciare il segno, sentirsi unici e speciali, e far sentire allo stesso modo la persona che li riceve. Anche gli avventurosi, che non apprezzano particolarmente consuetudini e routine, cercano di fare regali inaspettati e fuori dagli schemi, tipo viaggi o esperienze sensoriali.

Le persone negligenti scelgono i regali basandosi sui propri gusti, acquistando quello che capita, poiché mancano di empatia e non hanno la capacità di immedesimarsi nei gusti e desideri dell’altro. Sono quelli degli acquisti dell’ultimo minuto, che incartano frettolosamente, senza nessuna cura dei dettagli. Chi tende al perfezionismo pianifica i doni con largo anticipo, li confeziona accuratamente senza trascurare i minimi dettagli, fa regali previdenti per essere certo che vengano apprezzati. Le persone semplici sono quelle che donano con il cuore, per le quali conta il pensiero, il messaggio che vogliono trasmettere. Non danno alcuna importanza al valore economico del regalo ma puntano all’obiettivo di esternare i propri sentimenti, personalizzando spesso i doni con dediche, o realizzandoli addirittura con le proprie mani.

Il dono è quasi sempre associato ad una ricorrenza o ad un evento, che lo rendono una sorta di rito obbligato: più che il desiderio di donare qualcosa a qualcuno prevale l’affezione verso il rito e la tradizione. Anche il dono natalizio non sempre nasce dal desiderio autentico di esprimere affetto, ma può essere mosso da un sentimento relativo alla festa.

Ma il dono deve rappresentare sempre un elemento relazionale, in grado di sancire i legami e le unioni, nell’espressione di sentimenti di stima ed affetto. Esso è un vero e proprio mezzo di comunicazione che, opportunamente utilizzato, può sostituire le parole e persino colmare vuoti comunicativi, purché non manchi la focalizzazione dell’attenzione sulle persone, più che sugli oggetti da acquistare.

Cercare di capire cosa è gradito al destinatario, mettendo a frutto tutta la nostra conoscenza di quella persona, e riflettere su quanto, attraverso quel dono, vogliamo comunicare, è fondamentale affinché il donare diventi un modo per conoscersi e riconoscersi, un momento di introspezione, e allo stesso tempo di indagine verso qualcun altro. Attraverso un processo circolare, una buona relazione accrescerà il valore del dono, il quale, a sua volta, servirà a cementare la relazione.

La qualità di un dono è determinata dal pensiero che lo muove. Metterci il pensiero vuol dire informarsi, cercare, entrare nella pelle di chi deve ricevere il regalo, per capire cosa potrebbe sorprenderlo, mettere impegno e attenzione a quel compito che, diversamente, risulterebbe soltanto un gesto dovuto. Fare doni implica la reale capacità di ascoltare i bisogni delle persone che ci stanno accanto; non a caso il dono viene chiamato anche presente, termine che fa riferimento all’attenzione e la capacità di essere “presente” a bisogni, desideri e necessità altrui.

Oggi abbiamo gli algoritmi che ci dicono esattamente di cosa uno ha realmente bisogno e desiderio, ma non è la stessa cosa, si tratta di un mezzo cui manca l’elemento fondamentale, cioè la qualità della relazione, senza la quale non c’è regalo che tenga. Quello che rende speciale un regalo è proprio la capacità di considerare l’unicità di chi lo riceve, mostrando attenzione e comprensione delle sue speranze. Poiché le persone vogliono essere, fondamentalmente, riconosciute ed amate per quelle che sono le proprie caratteristiche e peculiarità. Questo le fa sentire straordinarie, poste al centro, investite di sentimenti speciali.

Per questo, i regali di Natale per i quali impieghiamo tempo e sforzo, risultano più graditi di quelli costosi. Se il regalo è l’acquisto del mero oggetto, per onorare la festa più che la relazione, che sia a buon mercato e di poco conto, o anonimo e di lusso, nell’intento di colmare vuoti e lacune affettive di una quotidianità distratta, ha scarso valore. Il dono deve essere un omaggio che attraverso un oggetto onora i sentimenti e la persona, e non la ricorrenza. Può essere una lettera, una poesia, una canzone, una fotografia. Quello che conta non è la nostra disponibilità economica, ma la capacità di donare, a chi amiamo, un gratificante momento di felicità che alimenti la speranza d’amore.

 

 

Nunzia Manzo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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