Sab. Lug 27th, 2024

Ogni relazione, per evolvere, ha bisogno di germogliare e rafforzare le radici, come una pianta. Necessita dunque di cure, nutrimento e attenzione. Proprio quest’ultima è fondamentale. Essa costituisce la base per empatia e solidarietà, poiché soltanto con un sufficiente grado di attenzione può aver luogo la comprensione reale dei bisogni e una risposta efficace ad essi.  Il termine attenzione deriva dal latino attentus, connesso al verbo attendere, composto da “ad” e “tendere”, tendere verso, con il significato di “dedicarsi a”, “porre cura”, “volgere la mente verso qualcosa o qualcuno. In definitiva, l’attenzione consiste essenzialmente nell’avere lo sguardo rivolto verso l’altro, per coglierlo nella sua pienezza di senso.

Quando non si presta sufficiente attenzione al partner, si rischia di dare tutto per scontato; piuttosto che domandare ed ascoltare, si agisce come se si fosse nella sua testa, presumendo di conoscere ciò che egli sente o pensa, cosa desidera e quali siano i suoi bisogni, fino a credere di poter prevedere i suoi comportamenti. Questo accade perché si è convinti di conoscere perfettamente il partner. Ma la conoscenza dell’altro è un elemento critico, il profilo di personalità che gli si attribuisce può essere poco veritiero, soltanto parzialmente corrispondente alle sue autentiche caratteristiche psichiche, relazionali ed emotive. Può trattarsi di una conoscenza superficiale, soprattutto se, più o meno inconsciamente, egli ci ha rivelato la sua parte migliore, occultando quegli aspetti che egli stesso non accetta o ignora, o intende tenere segreti, e che avrebbero potuto, a suo avviso, renderlo vulnerabile o poco desiderabile ai nostri occhi. La conoscenza profonda dell’altro rappresenta dunque un obiettivo importante e prioritario, che richiede ascolto, osservazione, in una parola attenzione. Bisogna esplorare il suo “campo esperienziale”, ovvero quella sorta di “mappa mentale”, che ciascuno possiede, dotata di un doppio filtro, attraverso il quale passano le informazioni in entrata e quelle in uscita. In entrata, le informazioni ricevute vengono decodificate attraverso il filtro del proprio bagaglio di esperienze, che rappresenta il modo soggettivo di comprendere e attribuire significato a tutto ciò che accade. In uscita avviene un processo di adeguamento dei comportamenti in base, appunto, ai significati attribuiti alle informazioni.

Il “campo esperienziale” rappresenta un’importante fonte di informazioni per la conoscenza di sé e dell’altro. Se esso rimane inesplorato o poco conosciuto, il rischio è quello di ritrovarsi ad interagire con uno sconosciuto. Ma come possiamo esplorare il “campo esperienziale” dell’altro? In primo luogo è necessario mantenere una costante curiosità nei suoi confronti, ascoltare con attenzione ed empatia, saper porre domande. Un ascolto attivo implica una partecipazione emotiva, la capacità di stare sul pezzo cogliendo tutte le sfumature comunicative, comprese quelle non verbali, e di approfondire attraverso la richiesta di spiegazioni. E’ fondamentale porsi con un’apertura mentale che consente di accogliere e rispettare le differenze, liberarsi da pregiudizi e preconcetti, e soprattutto non utilizzare il proprio campo esperienziale come parametro di riferimento. Le situazioni di contrasto e le divergenze di opinioni vanno utilizzate come occasioni di confronto e conoscenza, per ascoltare con calma e rispetto anche le ragioni e i punti di vista dell’altro, cercando di trasformare i conflitti in momenti di riflessione, crescita ed evoluzione della coppia. Naturalmente ognuno ha i suoi limiti, difetti, imperfezioni, per cui non sempre si è in grado di porre in atto comportamenti adeguati. Si può sbagliare, essere manchevoli, l’importante è saperlo riconoscere e, soprattutto, realizzare apprendimenti che conducano a non commettere nuovamente gli stessi errori, altrimenti si rischia di perdere la fiducia dell’altro.

Insomma, al di là di quelli che sono bisogni, motivazioni, obiettivi, interessi, aspettative e desideri di ciascun partner, a prevalere deve essere il “senso del noi”, un sentimento profondo, che va alimentato costantemente nel tempo, basato sulla condivisione di tutto ciò che crea e rinforza un legame affettivo.

Il senso del noi si costruisce attraverso la complicità, le azioni emotivamente coinvolgenti che scandiscono il tempo insieme, come ritrovarsi a tavola, passeggiare tenendosi per mano, ridere e divertirsi, godere dei momenti di intimità, viaggiare e fare vacanza insieme; prendendo insieme le decisioni importanti per il bene della coppia, come l’acquisto di un’automobile, di una casa, la scelta del lavoro, l’educazione dei figli; ma anche e soprattutto affrontando uniti le difficoltà, i momenti di dolore e sofferenza. La costruzione del senso del noi richiede impegno. Impegnarsi verso l’altro è forse la cosa più difficile da attuare in un rapporto, implica assunzione di responsabilità, volontà e desiderio di non deludere, mantenendo comportamenti che garantiscano equilibrio emotivo e stabilità. L’impegno si esprime con la dedizione, il sacrificio e la rinuncia, l’altruismo e l’impiego di risorse personali a favore dell’altro. Il termine impegno abbraccia diverse dimensioni del rapporto, da quella relazionale, a quella psicologica, affettiva e professionale. Sul piano relazionale vuol dire fedeltà e rispetto per l’altro. Su quello psicologico significa sostenere il partner nel suo percorso di autorealizzazione e crescita personale, fornendogli aiuto e fiducia. In ambito professionale rappresenta invece la disponibilità a cercare insieme occasioni e opportunità che favoriscano successo e realizzazione professionali. Nell’ambito affettivo vuol dire garantire una presenza che non sia soltanto fisica, ma soprattutto emotiva, nei momenti belli e in quelli difficili. E’ creare quella dimensione affettiva che unisce nonostante tutto, un affidarsi reciproco in cui ognuno si sente protetto da un rassicurante e tranquillizzante noi, capace di creare quella fiducia indispensabile per andare avanti, e di generare quella forza che rinsalda profondamente il legame, proteggendolo dalle avversità quotidiane e dai problemi dell’esistenza.

 

Nunzia Manzo

 

 

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