Sab. Apr 20th, 2024

Era da un po’ che aspettavo che le sale di Palazzo Martinengo a Brescia si trasformassero in un ideale “zoo artistico “ attraverso l’esposizione delle opere di grandi pittori quali Guercino, Ceruti, Grecchetto, Campi, Bachiacca, Cavalier d’Arpino, Giordano e Durati, provenienti da musei, pinacoteche e collezioni private italiane ed estere.

Un centinaio di capolavori a documentare come gli animali abbiano avuto un ruolo centrale nella pittura italiana tra Cinquecento e Settecento.

Avevo già visto a Milano la meravigliosa coppia di tele del Ceruti, detto il Pitocchetto, pittore italiano, annoverato tra i più importanti esponenti del tardo barocco italiano, raffiguranti Vecchio con carlino e Vecchio con gatto.

Il pensiero di rivederle ancora e in un contesto tematico di così grande valore artistico accresceva di aspettative la mia attesa. Queste meravigliose opere erano in buona compagnia, infatti avrei potuto ammirare tele inedite provenienti da collezioni private italiane tra cui “ Ritratto di gentiluomo con labrador” del fiorentino Lorenzo Lippi, “ Ritratto di ragazzino con cane” del genovese Domenico Fiasella e le cinque meravigliose opere di Giorgio Durati, pittore bresciano del Cinquecento, specializzato nella pittura a soggetto animalier, come il “Nido di gazze ghiandaie”, scoperto recentemente in una raccolta privata bresciana.

Finalmente il 19 gennaio! Sto percorrendo con una certa trepidazione via dei Musei, decumano massimo dell’antica Brixia romana, su cui si affacciano importanti monumenti, quali il Capitolium, e istituzioni culturali di grande rilievo, come il Museo di Santa Giulia e Palazzo Martinengo, luogo in cui il percorso espositivo “GLI ANIMALI NELL’ARTE dal Rinascimento a Ceruti”, firmato da Davide Dotti per l’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, è stato allestito.

Davanti a me Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino, maggiormente noto come il palazzo Martinengo, una residenza nobiliare  risalente al XVII sec.

Si dice che una delle sue stanze, in stile neoclassico, fu luogo di incontro, nel primo Ottocento, tra l’allora padrona di casa Marzia Martinengo e il poeta Ugo Foscolo.

Inizia l’avventura! Un avvincente percorso espositivo mi attende, ricco di oltre cento opere, suddiviso in dieci sezioni tematiche rispettivamente dedicate a:

Animali nella pittura sacra; Animali nella pittura mitologica; Cani; Gatti; Pesci rettili e insetti; Uccelli; Animali della fattoria; Animali e uomini: un rapporto millenario; Nani e pigmei Vs. animali; Animali esotici e fantastici.

Vengo trascinata in un viaggio singolare lungo tre secoli di Storia dell’Arte e il mio sguardo si posa ammirato e incantato su animali di ogni specie di cui i pittori hanno colto non solo le caratteristiche anatomiche delle singole razze, ma anche le più sottili sfumature caratteriali.

I grandi artisti hanno inoltre saputo sottolineare il rapporto speciale tra uomo e animale, celebrandone la bellezza incantevole e a volte anche seduttiva

Una delle sale che più mi affascina è quella dedicata agli animali nella pittura mitologica.

Qui resto estasiata di fronte all’opera di Francesco Ubertini, detto Bachiacca, “Leda e il cigno”.

Il cigno, si sa, è un animale simbolico per eccellenza, dotato di sacralità in molte antiche religioni; è simbolo di saggezza, purezza, potenza e coraggio.

Molti artisti tra cui Michelangelo si sono ispirati al mito greco e alla sua simbologia.

La potenza divina e sessuale è presente nella leggenda di Leda, moglie di Tindaro, re di Sparta, narrata anche nelle Metamorfosi di Ovidio.

Si narra che Zeus, innamoratosi della donna, si trasformò in un cigno e si accoppiò con lei, che dormiva presso le acque del fiume Eurota, nella Laconia, e che, in seguito a questa unione, generò due uova da cui sarebbero nati rispettivamente Castore e Polluce, Elena e Clitennestra.

Tanto nota era questa leggenda, anche per la sua interpretazione in chiave erotica, che la troviamo splendidamente rappresentata in un affresco da poco rinvenuto a Pompei, in una dimora affacciata sul lato orientale di via Vesuvio, appartenente presumibilmente ad un ricco commerciante. Nella stessa casa qualche tempo fa è stato ritrovato un Priapo nell’atto di pesarsi il fallo. Il Priapo decorava l’entrata, mentre il ritratto di Leda e il cigno si trovava nella piccola camera da letto, a testimonianza di una opulenza espressa in tutta la sua potenza.

Alla fine della mia visita, resto davvero soddisfatta di ciò che ho visto e appreso anche grazie a due importanti collaborazioni: quella del WWF che mi ha permesso di approfondire alcune tematiche importanti legate all’ambiente, quali la salvaguardia delle specie protette e della biodiversità, grazie ad apposite schede di sala, e quella del Dipartimento di Scienze Naturali e Zoologia dell’Università di Pisa per le interessanti informazioni sulle razze antiche di animali e sulla loro evoluzione nei secoli.

Una mostra a 360 gradi!

Mentre esco dal palazzo Martinengo non sono sola, con me porto colori e suggestioni e la stupefacente bellezza immortale e immaginifica dell’Arte.

 

Anna Bruna Gigliotti

 

 

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