Sab. Lug 27th, 2024

Un comune metro di misura del buon funzionamento della coppia è rappresentato dall’intesa tra i partner. Non sempre, però, quest’intesa è sintomo di un rapporto sano e funzionale. A volte, quello che sembra essere un equilibrio invidiabile, non è che l’incastro perfetto di problematiche individuali irrisolte. Un’intesa sostanzialmente “nevrotica” tra i partner, che viene definita “collusione amorosa”.

Contrariamente alle apparenze, che sembrano mostrare un quadro di grande armonia, in questo tipo di relazione i partner sono in sofferenza, poiché il sistema relazionale collusivo interrompe ed ostacola ogni potenziale crescita individuale.

Esistono diversi tipi di collusione, riconducibili a momenti critici delle tappe evolutive e a specifiche modalità di relazione con le figure parentali.

Un esempio è rappresentato da quel tipo di legame che genera la fusione tra due partner apparentemente diversi ma caratterizzati dalla stessa problematica di base: una scarsa definizione di Sé e della propria identità. Entrambi ricercano una relazione che sia funzionale alla conferma del proprio valore e autostima. Uno dei due è solitamente un narcisista che ha bisogno di un partner che lo ammiri e lo idealizzi, rimandandogli un’immagine di Sé grandiosa; partner che viene concepito soltanto come un prolungamento di sé ma non esiste come essere autonomo e indipendente, quasi sempre un individuo con scarsa autostima, caratterizzato talvolta da un vero e proprio disprezzo per se stesso, il cui legame con questa persona egocentrica e vanagloriosa, sopperisce in qualche modo alle proprie carenze. Come se la relazione con un compagno brillante e (apparentemente) sicuro di sé, potesse farlo risplendere di luce riflessa.

Altro esempio, abbastanza diffuso, possiamo trovarlo in quelle coppie in cui uno dei due (più frequentemente la donna), mostra una dedizione assoluta ai bisogni dell’altro. Con modalità accudenti ed amorevoli che ripropongono quelle materne, tenta disperatamente di aiutare, in alcuni casi salvare, un compagno bisognevole di cure e attenzioni, che prende tutto senza dare nulla, vivendo un continuo stato di regressione infantile, fino a negare le proprie potenzialità di autonomia e indipendenza. Il partner “materno”, preoccupato eccessivamente della cura dell’altro, non permetterà mai alle proprie fragilità e ai propri bisogni di emergere, continuerà a trascurare se stesso, senza mai poter godere di cura e accudimento, mentre il partner “infantile” si precluderà ogni possibilità di evolvere in adulto autonomo, capace di reciprocità.

Vi sono poi coppie in cui l’amore è considerato come possesso, dominio e controllo sull’altro, caratterizzate da una relazione dominato/dominante, in cui l’uno sottomette e assoggetta l’altro, cercando persino di controllarne i pensieri, e l’altro riveste, in modo passivo e complementare, il ruolo di soggiogato e succube. Il dominante è una persona con una profonda insicurezza, tale da avvertire costantemente il rischio di poter essere sottomesso, perciò gioca d’anticipo esercitando controllo, dispotismo e tirannia. Il partner appare perfettamente a suo agio nel ruolo passivo e sottomesso, poiché ha radicato il timore che esprimere i propri bisogni di autonomia possa mettere a rischio il legame. Si tratta però di un agio soltanto apparente, tradito da modalità subdole di rivendicare la propria autonomia rinnegata, tramite segreti ed escamotage come tenere nascosti acquisti, conti bancari, relazioni personali, ecc. Una forma esasperata di questo tipo di relazione può contenere anche aspetti di sadomasochismo ed essere aggravata da elementi di aggressività e perversione.

Alcune coppie si reggono perfettamente in equilibrio tra dinamiche di infedeltà e gelosia. Il partner infedele porta un conflitto personale relativo al bisogno di autonomia e indipendenza, accompagnato dalla paura di perdersi nell’altro, annullandosi completamente: una sorta di angoscia da simbiosi. Il partner complementare, attraverso la gelosia, esprime la sua angoscia abbandonica.

Altri vivono la relazione in una simmetrica lotta per il potere: entrambi i partner aspirano ad una posizione dominante e il conflitto è la forma di espressione prevalente, le liti sono frequenti ed estenuanti, percepite come soluzione al comune conflitto inconscio relativo alla dipendenza e sottomissione dai propri genitori. Attraverso la lotta coniugale essi sperimentano a un tempo l’idilliaca condizione di simbiosi e l’affermazione della propria autonomia e indipendenza. Tanto che il litigio diviene spesso il preambolo del sesso.

Numerose sono anche le unioni che si fondano su una riproduzione del rapporto con i genitori con i quali si conservano conflitti inconsci o irrisolti; la tendenza è scegliere un compagno che sia o assolutamente somigliante al genitore o, al contrario, assolutamente opposto…

La collusione amorosa, attraverso meccanismi di proiezione e identificazione, fa in modo che ciascuno agisca ciò che l’altro, a livello inconscio, rimuove e nega a se stesso, e che ognuno trasferisca sul partner i propri aspetti conflittuali, negati o rimossi.

Come si può ben intendere, le possibili collusioni di coppia non si esauriscono qui, possono crearsi infiniti incastri e di diverse proporzioni. Sta di fatto che esse, pur ostacolando la possibilità di evoluzione della personalità dei partner e mantenendo rimossi ed inconsci i conflitti irrisolti, garantiscono spesso una buona tenuta della coppia.                                                      .

Nunzia Manzo

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