Sab. Dic 7th, 2024

Nell’articolo scritto per il numero “Zero”  de  www.lintelligente.it, mi presi l’impegno di individuare e argomentare le responsabilità istituzionali che riguardano gli abusi commessi da operatori nei confronti delle categorie fragili. Grazie alla mia duplice professione,  tecnico dei servizi sociali e Direttore responsabile di questo Quindicinale, ho avuto modo di approfondire la tematica  da diverse prospettive. Per esporre nella sua completezza questa piaga sociale, non posso esimermi dal rivelare un dato tanto inquietante quanto insindacabile: la quasi totalità degli operatori che commettono abusi nei confronti delle categorie fragili è affetta dalla Sindrome del Burn out. Tale sindrome spesso non è altro che la conseguenza  di scelte superficiali, se non addirittura grossolane, fatte da parte di Istituzioni o da organi preposti.

Procediamo per gradi: che cos’è la Sindrome del Burn out o, come  viene comunemente chiamato, “lo scoppio dell’operatore”?  Trattasi di una peculiare condizione psico-fisica che colpisce tutte quelle persone che professionalmente sono impegnate in attività che implicano un coinvolgimento emotivo. E’ una Sindrome molto complessa che si instaura come risposta a una condizione di forte stress lavorativo e comporta depressione, svuotamento emotivo, alessitimia e depersonalizzazione. Un operatore che opera in questo stato potrebbe avere la coscienza morale così intorpidita da arrivare a commettere qualsiasi forma di abuso senza provare alcun tipo di emozione (mi viene in mente quell’infermiera lombarda che diversi anni fa uccise molti pazienti nell’Ospedale Manzoni di Lecco). 

Il termine Burn out fu utilizzato per la prima volta negli anni Trenta in campo sportivo per descrivere una peculiare condizione psico-fisica che affliggeva quegli atleti che dopo aver raggiunto risultati, non solo non riuscivano più ad ottenerne altri, ma non erano nemmeno più in grado di mantenere quelli precedentemente conseguiti. Il concetto di Burn out negli anni settanta fu poi trasferito nei reparti di igiene mentale.

C. Maslach ha il merito di aver per la prima volta notato che  tra una particolare costellazione sintomatologica di natura stressogena ed un lavoro in cui ci fosse un coinvolgimento emotivo, c’era un forte nesso. Quali sono però i motivi che inducono la “Sindrome del Burn-out” a colpire medici, infermieri, operatori sanitari e assistenziali?  I motivi per cui questa forma maligna di stress patologico colpisce alcune figure professionali sono tanti. Secondo psicologi e psichiatri, quelli che hanno una rilevanza maggiore sono:

-Sovraccarico di lavoro. I tecnici sanitari e sociali non solo devono farsi carico delle infinite necessità dei malati in condizioni spesso difficili e ostili, ma devono anche sobbarcarsi dei bisogni -a volte ingiustificati- di parenti che non sempre hanno una visione cristallina della realtà.

-Mancanza di risorse. Una delle cause del Burn out è legata agli stipendi bassi. La sanità e l’assistenza sono troppo spesso privatizzate e la necessità di conseguire un utile -al di là della retorica- resta una priorità anche quando questo principio antepone il denaro al benessere della persona. La mancanza di risorse e la necessità dell’utile d’esercizio imposto dai dirigenti, fa sì che i lavoratori abbiano la percezione di valere meno di un guanto, di una garza o di un pannolone.

-La mancanza di un supporto di gruppo. Spesso l’operatore oltre ad essere obliterato di lavoro e sottopagato, è anche solo. Infatti difficili condizioni professionali spesso inducono gli individui a concentrarsi solo su loro stessi, perdendo così il senso di appartenenza al gruppo e questo aumenta  la sensazione di frustrazione, di alienazione e di spersonalizzazione.

Una rete che non esiste. La logica finanziaria che ha abbracciato tutti i settori, non fa eccezione nel campo del sanitario e del sociale. Quello che un tempo rappresentava una rete di supporto formata da dirigenti, specialisti e Istituzioni attente (cioè una rete fatta di persone), oggi, spesso, non è altro che una farsa messa in atto da dirigenti incompetenti attraverso una metodologia  sterile,  anacronistica o lontana dalle esigenze concrete delle persone coinvolte.

Un attento lettore dopo aver preso consapevolezza di cosa sia esattamente il Burn out, potrebbe, a mio avviso, dedurre da solo quali potrebbero essere le responsabilità istituzionali. Per chi invece intendesse approfondire il concetto, lascio un invito a leggere il  prossimo numero di questo Quindicinale, ove senza riserve divulgherò quali sono, secondo gli esperti del settore, le responsabilità oggettive che le Istituzioni detengono in tema di abusi.

Antimo Pappadia