Sab. Dic 7th, 2024

UN QUESTIONARIO SULLA POESIA  (Parte Prima)

 

 

Ho scritto poesie attorno ai miei 30 anni, e ho ricominciato 25 anni dopo, ovvero attorno ai miei 55 (cinque anni fa). Inoltre, non avendo un approccio principalmente “spontaneo” alle arti, ma avendole studiate, anche in modo piuttosto accanito, durante la giovinezza, non cesso di interrogarmi su cosa, come e perché scrivo, né su cosa, come e perché scrivano i poeti.

 

Da questa esigenza, è nata l’idea di interrogare gli amici poeti Alessandra Ferrara, Carmen Maxia, Luca Oggero, Luigia Paglia e Matteo Rusconi (mi accorgo ora che li puoi scrivere in ordine alfabetico sia per nome che per cognome, ed il risultato non cambia!), su due temi fondamentali: POESIA, ADOLESCENTI, GIOVANI (oggetto di questa Prima Parte), POESIA IN RIMA … PERCHE’? (oggetto della Seconda Parte, che uscirà il 15 Marzo).

Gli amici poeti interrogati sono responsabili delle risposte, ma anche corresponsabili delle domande, giacché la focalizzazione sui temi suddetti è nata attraverso il dialogo con loro.

Al termine dell’articolo, troverete le presentazioni personali, scritte da loro stessi.

 

* * *

 

1       L’arte “antica” e “quasi-sempre-non-tecnologica” per definizione, la Poesia, può parlare agli adolescenti e ai giovani, o si riduce ad un’incomprensibile incombenza scolastica?

  

Alessandra Ferrara   

Spontaneamente ti dico che sì, per forza, la poesia deve essere in grado di parlare ai giovani ed agli adolescenti, altrimenti non sarebbe vera poesia. Se poi parliamo di esperienza scolastica, credo che in quel caso sia determinante il ruolo dell’insegnante nella sua capacità di stimolare un’immedesimazione nel testo poetico attraverso richiami ad esperienze o temi che possono essere comuni agli adolescenti. E’ vero che la Poesia è un’arte “non-tecnologica”, ma ricordiamoci che la tecnologia deve essere un mezzo e non un fine. I giovani hanno oggi a disposizione mezzi più potenti e più veloci rispetto a quelli di cui abbiamo usufruito noi negli anni scolastici. Per cui li si potrebbe educare ad utilizzarli per approfondire una conoscenza o (perché no?) per confrontarsi con altri lettori o aspiranti scrittori. Anche in questo senso credo che il ruolo degli insegnanti possa essere fondamentale.

 

Carmen Maxia

Si riduce a un’incombenza scolastica se a porgerla non è un vero “poeta” ma un insegnante/burocrate. L’insegnante poeta è colui non che scrive poesie ma che sente la vita da poeta, che fa vibrare in se stesso e negli alunni il potere della parola scritta. Quando l’insegnante “vibra”, vibrano gli alunni e i muri dell’aula, sia che si parli di “cipolla”, sia che si parli di “infinito”.

 

Luca Oggero

Penso che la poesia sia in sé un’arte e un mezzo di comunicazione sempre attuale. Sicuramente un adolescente d’oggi si può ritrovare di più in versi che parlano un linguaggio moderno e quindi in autori contemporanei piuttosto che nei classici. Credo anzi sarebbe buona cosa se gli insegnanti di Lettere facessero conoscere fin dall’inizio del programma scolastico la poesia contemporanea agli alunni per metterli in comunicazione col mondo della poesia. Potrebbe essere un buon trait-d’union per incuriosirli rispetto alla poesia più “antica”. Quando però la poesia esprime sentimenti universali, in cui chiunque un po’ si riconosca, può essere comunque apprezzata dai giovani a prescindere dall’epoca in cui è stata scritta.

 

Luigia Paglia

Sono convinta che possa essere un veicolo importante per comunicare con i giovani, posta in modo adeguato agli interlocutori.

 

Roskaccio

Sì certo, può parlare benissimo ai giovani. Sta tutto a come viene presentata; se si riesce a farlo in maniera fresca, accattivante, togliendola da quell’aurea seria e da “salotto” che spesso la circonda, il gioco è fatto.

 

 

2       La diffusione del Rap accompagna la Poesia, la sostituisce (per giovani e adolescenti), o è parte di essa?

 

 Alessandra Ferrara

Premetto che non sono più adolescente ormai da tanti anni e che nei miei ricordi manca il rap. Però sono convinta che questo genere musicale possa indubbiamente avvicinare alla Poesia, perché la parte lirica è in esso decisamente predominante, oltre ad essere molto ritmata, ricca di allitterazioni e di rime. Quindi sì, ritengo che il Rap possa avvicinarsi alla Poesia, ma non possa essere considerato Poesia, forse una specie di suo sottogenere moderno.

 

Carmen Maxia

Essendo parte di essa, l’ha prepotentemente sostituita perché i canali di trasmissione sono cambiati. Se porti il Rap in classe, gli adolescenti riscoprono l’arte antica nella sequenza degli accenti, del ritmo, dei versi. E tornano anche alla pagina scritta. Non sempre, spesso.

 

Luca Oggero

Esistono alcuni testi rap che sono vera e propria poesia, per quanto purtroppo quelli che hanno più successo sono per la maggior parte testi di scarso valore letterario e tendono all’emulazione di un modello che non condivido: quello della competizione, del cinismo, del primeggiare e dell’ostentazione del successo, nulla a che vedere con ciò che per quanto mi riguarda è la poesia. Mi vengono però in mente artisti “underground” come per esempio Will Peyote o Uochi Tochi che utilizzano il testo rap come forma espressiva di un certo spessore artistico-letterario.

 

Luigia Paglia

La poesia non può essere sostituita, può accompagnare, stimolare.

 

Roskaccio

Secondo me rap e poesia sono due modi differenti di giocare con metrica e parole che hanno una linea sottilissima a dividerli. Perciò si accompagnano, a volte fondendosi ma mai sostituendosi, facendo sì che se a una poesia viene aggiunto un beat, il risultato è una canzone rap; viceversa, togliendo a una canzone rap la musica, spesso il testo che rimane è una poesia.

 

 

3       Cosa rende eventualmente “poetico” il testo di una canzone?

  

Alessandra Ferrara

Indubbiamente la sua forza evocativa. Non formulabile in regole, né esplicabile a parole, semplicemente riconoscibile con l’esperienza. Come Proust e la madeleine. Nel panorama italiano ritengo poetici ad esempio i testi di Capossela, che più di una volta mi hanno ispirato nella scrittura di poesie.

 

Carmen Maxia

La stessa cosa che rende poetica una poesia, magie di sovrasensi attorno una parola, architetture di parole che escono dall’usura quotidiana per vivere di accostamenti insoliti.

 

Luca Oggero

Sicuramente l’utilizzo di immagini evocative e non banali.

 

Luigia Paglia

Il contenuto, il ritmo, la musicalità; ma senza anima, cuore non c’è poesia. Deve arrivare a chi legge, emozionare.

 

Roskaccio

 Senza ombra di dubbio la forza evocativa delle parole con cui viene scritto.

 

 

4       Cosa si fa e cosa si può fare per rendere più fruttuoso l’incontro con la “grande poesia” da parte di adolescenti e giovani? E cosa si fa e cosa si può fare per sviluppare le loro produzioni?

 

Alessandra Ferrara

In parte ho risposto nella domanda numero 1: fondamentale è il ruolo dell’insegnante nel saper toccare le corde giuste. Come discente, posso narrarti di alcune esperienze portate avanti da un professore universitario che ci invitava a portare in aula testi poetici non famosi ma che, secondo noi, comunicavano una verità assoluta. Senza voler stabilire se riuscimmo o meno nella ricerca di verità, fu un’esperienza in cui ciascuno degli allievi del corso poté apprezzare dei testi fino ad allora sconosciuti. Un’altra volta abbiamo fatto una sorta di esperimento creativo, in cui ciascuno doveva scrivere su un biglietto un verso famoso (di poesia o di canzone) per poi ricucirli insieme in ordine casuale. Il risultato fu sorprendente. Credo che attività del genere potrebbero suscitare un interesse nei giovani per la poesia. Ma prima di questo, ci sono due requisiti che secondo me è necessario avere per essere predisporti alla lettura ed alla ricerca: essere curiosi ed essere annoiati. Se in adolescenza non mi fossi annoiata, non avrei mai cercato compagnia nella voce di un poeta o di un autore.

 

Carmen Maxia

Se l’insegnante spiega la semplicità del sentire poetico e semplifica la complessità dei tecnicismi, il “fanciullo” (termine pascolianamente non casuale) trova divertente il gioco della metrica, ne sente la necessità anche a orecchio e, istintivamente, chiede a se stesso: “Ma, allora, posso farlo anche io, / se il poeta è in me e non un Dio!” Il gioco è fatto e il docente non fa in tempo a chiedere a un alunno di sfornare un endecasillabo che già fatica a contenere un coro caotico di neonati e, a volte stonati, poeti/rapper che fanno a gara a chi si prenderà il “Bravo” del maestro/professore. (Occorrerebbe iniziare dall’asilo.)

 

Luca Oggero

Alla prima domanda credo di aver risposto nella numero 1. Per sviluppare le loro produzioni credo che l’unica sia incitarli a provare a esprimersi attraverso la forma poetica, senza giudicare troppo se ciò che scrivono rispetti o meno i canoni della metrica ma piuttosto spingendoli a mettere a nudo se stessi, le loro opinioni e i loro sentimenti, e insegnando loro a utilizzare le figure retoriche che, al di là dell’uso degli “a capo” possono essere utilizzate per rendere un testo “poesia” e non mera trasposizione su carta del proprio pensiero. Chi sarà interessato a capire meglio il discorso della metrica e della musicalità del verso e della composizione lo farà da sé.

 

Luigia Paglia

Nei miei incontri con le classi è servito molto avvicinarli con un linguaggio semplice, diretto, sottolineando che chi scrive ha scelto i versi per parlare del proprio vissuto, delle problematiche sociali e relazionali. E’ servito anche ad avvicinare le figure dei poeti classici, anche lontani nel tempo. Contestualizzare la figura del poeta storicamente può aiutare a renderlo più reale. Spesso uso le canzoni che loro amano di più, gliele faccio leggere senza musica. Serve molto a far passare il concetto della poesia testimone anche storica, di costume; del diverso modo di esprimersi a seconda dell’epoca.

 

Roskaccio

Secondo me organizzando degli incontri dove promuovere la poesia in generale, sia quella dei grandi autori che degli esordienti. Per sviluppare le loro produzioni credo ci sia bisogno di laboratori, incontri, festival e qualsiasi strumento adatto alla diffusione. Poi, come ho detto nella prima risposta, tutto sta a come la poesia viene presentata e, di seguito, recepita. Concludo aggiungendo che nel mio pellegrinare tra un festival e l’altro ho notato una buona adesione giovanile, sintomo che questa forma di espressione ha un certo fascino sugli adolescenti.

 

 

5       Cosa ci puoi dire del tuo personale incontro con la Poesia? E’ avvenuto in età adolescenziale? Ha beneficiato della lettura dei “classici”? Cosa è rimasto di quell’incontro e di quelle esperienze nel poeta di oggi?

  

Alessandra Ferrara

Sì, il mio incontro con la Poesia è avvenuto in età adolescenziale, ma non attraverso la lettura dei “classici”, anche se mi piaceva molto Dante. E’ avvenuto principalmente attraverso la musica, una passione che mi ha accompagnato fin da bambina, grazie all’altra mia grande passione, la danza. In un primo momento ho esplorato il genere della lirica, apprezzando molto i libretti scritti per Mozart da Lorenzo Da Ponte, poi studiato anche al liceo. In età adolescenziale ho esplorato altri generi più “giovanili”, come il rock. In questo secondo caso mi sono accostata alla poesia attraverso i testi di Jim Morrison, incuriosita dalla sua passione per Rimbaud. Da lì ho cominciato a documentarmi acquistando prima qualche suo libro, poi cercando ed apprezzando anche altri poeti maledetti. Fino ad allora non sapevo neanche chi fossero. Dalla lettura di Lorenzo Da Ponte sicuramente mi è rimasto l’amore per la semplicità e la linearità del linguaggio, della lettura dei poeti maledetti mi ha colpito la forza suggestiva ed irrazionale della sinestesia.

 

Carmen Maxia

Ho incontrato le “vibrazioni” nella filastrocca della Vispa Teresa che mio babbo mi recitava sempre. “Erbetta” e “farfalletta” prepararono cuore e orecchio. Incontrai poi un vate che mi svelò i classici vati, ho scoperto che vivevo con l’occhio del poeta e non ho più smesso di bere da quella fonte di inesauribili segreti. (Cit.)

 

Luca Oggero

Sì, io ho iniziato da adolescente a scrivere canzoni, ispirato dai gruppi punk e dai cantautori (su tutti De Andrè, Guccini, De Gregori e Rino Gaetano). Della lettura dei “classici” ho invece iniziato a beneficiare solamente qualche anno fa quando, posata la chitarra, ho scoperto che scrivere poesie mi piaceva, per quanto la mia personale forma espressiva preferita sia comunque la narrativa.

 

Luigia Paglia

La poesia è stato un mezzo molto utile per imparare bene tutte le sfumature della lingua italiana, tornavo dalla Svizzera e avevo difficoltà con la lingua. Poesia e quindi lettura anche dei classici, ma non solo, mi hanno aiutata. In maniera naturale cominciai a scrivere per esprimere le emozioni che mi turbinavano dentro, ero molto introversa da ragazza e timida. Credo anche a causa del cambio di ambiente. Mi sentivo isolata e diversa. Tutto ciò che leggi, studi, a mio avviso rimane, esce fuori in forma diversa quando poi scrivi. Spesso in maniera inconsapevole. Rileggendo dopo tempo trovo dei riferimenti delle mie letture e studi passati in ciò che scrivo. Il più delle volte me lo fanno notare gli altri.

 

Roskaccio

La poesia l’ho incontrata da ragazzino, con le prime recite scolastiche; poi in età adolescenziale l’ho abbandonata e, non so se sia stato un caso, ho scoperto la musica rap. Intorno ai vent’anni, spinto dalla ricerca di una mia forma di comunicazione, ho scoperto l’interesse per l’arte poetica e con essa il piacere di leggere i classici. Queste letture sono state molto utili per ampliare il mio bagaglio culturale e per trovare anche il mio stile di scrittura.

 

 

Ringrazio …

 

Alessandra Ferrara,

palermitana, nata nel 1977. Un percorso scolastico burrascoso e spesso inconcludente, mi sono diplomata nel ’96 al liceo classico. Ho frequentato per due anni la facoltà di Scienze Politiche, per poi decidere di dedicarmi alla passione per la letteratura, iscrivendomi alla Facoltà di Lettere Moderne. Anche qui ho interrotto gli studi, nel 2005, senza laurearmi. Dal 2000 lavoro presso una compagnia telefonica. Saltuariamente e a livello amatoriale mi sono dedicata, nel corso degli anni, a coltivare le mie passioni: musica, danza, letteratura e teatro. Ho partecipato a qualche concorso di poesia, non ho mai vinto un vero premio, ma ho ricevuto una menzione d’onore, una volta. Ho ricevuto invece sempre qualche proposta di pubblicazione a pagamento, che non ho mai accettato.

 

Carmen Maxia,

anni 43. Nasco a Palermo nel ’74. Vita e adolescenza non troppo facili, il giusto per poter diventare poeti. Leggo e scrivo da sempre, su tutto e di tutto con una velocità che mi fa paura. Senza, non vivo, non respiro. Studio da sempre, una delle cose che mi riesce meglio. Ho rinunciato ad ogni altra aspirazione per difendere la mia passione per la lingua e la letteratura. Mi pagano per questo, lo faccio ogni giorno con un centinaio di adolescenti. Non sono un vate, ma molti di loro scrivono in “Rimar” (vedi Seconda Parte dell’Articolo, 15 Marzo: NdR).

 

Luca Oggero,

scrittore di racconti, romanzi, poesie e monologhi, cantautore, Luca “El Lucho Balboa” Oggero è stato cantante della rock band Uovatomiche. Piemontese, classe 1975, ha pubblicato il romanzo autobiografico “Morte e resurrezione di un povero cristo” con allegato il disco solista “Porci senz’ali ed altri animali” (Araba Fenice Edizioni, 2013) e la raccolta di racconti “Le tragiComiche porNovelle” (Matisklo Editore, 2016). Suoi racconti e poesie sono inoltre stati pubblicati sul book-magazine cartaceo “Antisociale” vol. 2, 3, 4 , 5 e 6 (Amande Edizioni), nel libro di racconti di AA.VV. “Criceti – come correre una vita senza andare da nessuna parte” (Gli Elefanti Edizioni), sulla rivista “Pastiche” e nella raccolta di poesie “Rose & proiettili” (Matisklo Editore). Attualmente lavora saltuariamente come educatore o come altro, scrive sul sito di “sinto-scrittura” “Sintetizziamoci.it” e collabora come giornalista per il magazine “Cinque colonne”. Nel dicembre 2017 è uscita per Libereria “Versi di un animale bipede (poesie, filastrocche e spazi bianchi tra una parola e l’altra)”, la sua prima raccolta di poesie, mentre è prevista in primavera l’uscita di “Absurdia – 15 racconti inzuppati nell’impossibile” per Pluriversum Edizioni.

 

Luigia Paglia,

nata 58 anni fa in Svizzera. Scrive dall’età di 13 anni. Ha pubblicato in varie antologie e raccolte Poesie e Racconti. A gennaio 2018 è uscita la terza silloge. Le sue poesie sono un viaggio nelle proprie emozioni.

 

Roskaccio,

al secolo Matteo Rusconi, nasce a Lodi nel 1979. Poeta e operaio, autore di testi e performer, esordisce nel 2015 pubblicando l’album di poesie Roskaccio, il singolo Madido e l’ep Opera, e nel 2016 inizia una collaborazione artistica con alcuni musicisti del lodigiano dalla quale nasce DimoradArte, un progetto poetico/acustico che rivisita l’idea di reading. Nel 2017 pubblica la sua prima silloge intitolata Sigarette – Venti Poesie Per Smettere Domani (Ed. Ilmiolibro). Alcune sue poesie sono apparse in varie antologie, tra le quali La Cantina Della Poesia (2015, autoprodotta), Poesie Sull’Acqua (2015, Ed. StreetLib), NOvecento Non Più (2016, Ed. La Vita Felice) e Poesie Sui Vizi (Ed. StreetLib). E’ co-fondatore del collettivo poetico Carbonari Della Poesia e referente per la regione Lombardia de L’Angelico Certame. E’ stato giudice del Premio di Poesia Casa Museo Alda Merini 2016 per la sezione performativa.

 

 

(Curato da Gianfranco Domizi)