Figlio di un’emigrante italiana, fu dato in adozione ad una famiglia svizzera tedesca che a sua volta lo affidò ad un Istituto per ragazzi difficili. L’istituzione educativa però, a sedici anni lo espulse.
Selvaggio, imprevedibile per il suo rapporto con il mondo e la realtà, per tutta la vita fu considerato un folle e venne espulso in manette dalla Svizzera ed istradato in Italia.
La sua pazzia era solo il suo essere istintivo ed autentico nella vita, come nel suo essere pittore.
Nella sua “diversità” Ligabue si distingueva dagli altri ragazzi per l’abilità nel disegno e per l’amore verso gli animali.
A causa dei sui disturbi psichici, Ligabue visse completamente solo ed isolato e per gli stessi motivi, fu anche ricoverato in manicomio più di una volta.
Un fortunato incontro di Antonio Ligabue con lo scultore Marino Renato Mazzacurati nel 1927, fece sì che la sua vita avesse una s svolta.
Lo scultore, maestro della prima Scuola Romana, riconobbe in quello strano personaggio le doti di un autentico artista.
Mazzacurati insegnò a Ligabue l’uso dei colori ad olio, aiutandolo a padroneggiare il suo talento e facendolo entrare nel mondo artistico.
Dal 1932 Antonio Ligabue fu in grado di vivere con i proventi della sua arte, la sua vita fu dedicata completamente alla pittura. Amici e conoscenti, nonostante il suo accento tedesco e le sue incomprensibili stranezze, lo ospitarono dando alla sua esistenza una parvenza di normalità. Lui spesso donava disegni in cambio di un piatto di minestra, ecco il motivo per cui, oggi, molte famiglie di Gualtieri (luogo in cui visse) possiedono molte sue Opere .
Ma nel 1937 viene internato in un manicomio in “stato depressivo” ed ancora una volta lo scultore Mazzacurati si interessò a lui, facendo in modo che lui fosse liberato.
Pittura di Antonio Ligabue
Anche in manicomio Ligabue continuò a dipingere sotto l’occhio attento e curioso dei medici, i quali di lui dicevano: “…dipinge in modo primitivo, comincia dall’alto con pentimenti e correzioni, sino al margine inferiore…”.
Comunque Ligabue, anche quando fu raggiunto dalla notorietà, continuò ad essere un personaggio inquietante, diverso e strano.
Rintanato tra gli alberi, le nebbie e le calure della Bassa Padana, con le sue ossessioni maniacali, Ligabue continua a rappresentare il mondo intorno a sé in tinte fosche e misteriose.
Durante la seconda guerra mondiale Antonio Ligabue venne ingaggiato come interprete dai tedeschi, ma, durante un diverbio, aggredisce un soldato con una bottiglia e viene nuovamente internato in una casa di cura, dove ci rimase per tre anni.
Quando nel ’48 Ligabue venne dimesso, cominciarono anni durante i quali la fortuna sembrava volgere stabilmente a suo favore. Critici e galleristi cominciarono ad occuparsi di lui, mentre la sua attività pittorica subisce un netto miglioramento.
Vinse premi, e vendette quadri a costi che gli permisero di vivere l’ultima parte della sua vita in un discreto benessere.
Peculiare fu il suo coinvolgimento con la natura circostante. Era in grado di dipingere a memoria tutti gli animali che amava, lo faceva così bene che chi l’ha visto dipingere era pronto a giurare sul fatto che lui si identificava nella bestia che rappresentava con la sua arte.
Negli anni fra il 1930 ed il 1940, Ligabue, oltre che con la pittura, si esprime con la scultura.
La materia prima la trovava nella terra lungo il Po, argilla che depurava masticandola pazientemente e che rendeva malleabile impregnandola di saliva.
Nonostante la sua infermità, Antonio Ligabue continua a dipingere fino alla sua morte avvenuta il 27 maggio del 1965.
La redazione