Sab. Dic 7th, 2024

Raffaello Sanzio sta entrando nella stanza della Segnatura in cui campeggia “La Scuola d’Atene”. Si guarda intorno, mi sembra soddisfatto e pronto a rispondere alle mie domande.

“Maestro, devo confessarle che quando ho avuto la fortuna di vedere “La Fornarina” avvolta, ma non coperta, da un velo che sembra essere materia viva, materia di carne, ho pensato a lei, che forse con quella camicia è nato.

Il suo sguardo è interrogativo.

… No, la storia non lo dice, ma mi piace pensarlo, perché ci sono bambini che nascono con la camicia, quella particolare membrana amniotica di cui sono avvolti quando escono dall’utero. Si diceva e si continua a dire, che siano bambini dotati di fortuna e di successo in ogni impresa.

 Lei mi parla di nascita e allora voglio dirle una cosa che è alla base di tutto il mio fare. Un’opera, qualunque sia, deve avere alle spalle uno studio accurato, profondo,  talché alla visione risulti  essere nata dalla estrema semplicità. Come quando nasce un bambino che al vederlo, faccia dimenticare il travaglio che lo ha preceduto e si gioisca solo del fatto che è nato.

Maestro, ogni cosa da Lei fatta, fin dagli inizi, fin da quando a soli diciassette anni anteponeva al suo nome l’appellativo di Magister, raggiunge l’idea di bellezza assoluta. Ancora oggi nel nostro mondo diciamo – bella come una Madonna di Raffaello..

Ne ho dipinte più di trenta…

… addirittura, davanti ad un paesaggio – bello come un quadro di Raffaello. Come se la natura, potesse essere messa a confronto di un suo dipinto e con questo entrare in competizione! Un’idea che confonde e che pone una domanda.

Cosa è più bella la natura o la bellezza dell’arte?

Naturalmente io non so risponderle né dirle  perché questo accade. Io non ho alle mie spalle studi letterari, bensì studi dal vivo: ho visto tutto ciò che potevo vedere, ho tratto insegnamento da ogni pittore, da ogni artista, da ogni immagine che ha colpito i miei occhi.

 Il mio primo maestro è stato mio padre, non era un grande pittore, ma persona di buona volontà. Purtroppo l’ho perso a soli undici anni

Evidentemente aveva già gettato i semi di quelli che sarebbero diventati i suoi meravigliosi alberi… ( nel tempo copiati da tutti), ma poi?

Poi i contatti avuti con i grandissimi del mio tempo- il Perugino alla cui scuola sono andato, Leonardo, Michelangelo e tanti altri. Ho assorbito e rivissuto immagini e segni per farli diventare esclusivamente miei, ma senza nasconderne la provenienza.

Vuol dire che ha fatto diventare cultura ogni contatto, ogni conoscenza che ha poi formalizzato sulla tela facendo così evolvere la sua personalità artistica?

Si, credo sia questo, quello che ho vissuto intensamente e poi, ho cercato di dominare il rapporto tra spazio e volumi grazie anche all’insegnamento delle opere di Piero della Francesca, fortemente idealizzate.

Non posso citare tutte le sue opere senza far torto all’una o all’altra, ma almeno delle peculiarità del suo lavoro, vogliamo parlare? Cosa mi dice della luce?

Non dimentichi dove sono nato, Urbino avvolta da una luce magica. L’ho usata attenuandola, affinché le figure ne traessero il beneficio di maggiore dolcezza

E dei ritratti?

Per me era importante la somiglianza del tratto fisico e del carattere ed ho evitato, dove possibile, sfondi che distogliessero lo sguardo preferendo colori intensi ed uniformi.

Nei suoi dipinti con molti personaggi, ce n’è sempre uno che guarda lo spettatore. Personaggio, il dicitore, che si ritroverà sempre tra le altre caratteristiche, nel periodo manierista

E’ un modo per coinvolgere, per fare entrare nella tela, per far sentire anche chi guarda protagonista nella scena

E del triangolo o piramide in cui inserisce le sue Madonne?

Leonardo per primo entrò in contatto con la perfetta geometria di Ramon Llull, filosofo e studioso di alchimia ed aprì una nuova strada alla composizione dipingendo La Vergine delle rocce.  E poi, in tanti lo abbiamo seguito. Invece  il triangolo con la punta rivolta in alto è un forte simbolo cristiano

Prima di lasciarla posso chiedere del suo amore per la Fornarina? Dicono che per lei abbia fatto pazzie..

Mi lasci una intima segretezza. Nessuno può conoscere la verità, ma se è passato alla storia come un grande amore, ci pensi, qualcosa avrà significato non crede?

Forse le farà piacere sapere che i suoi angeli, in particolare quelli ai piedi della Madonna Sistina, sono oggi riprodotti su carte e oggetti di ogni tipo. Molto gettonati, perdoni il neologismo,  le scatole di cioccolatini dove bellezza e bontà, si fondono in tutti sensi.

Anche questo è passare alla storia, non posso che compiacermene

Vorrei adesso toccare con lei, alcuni punti che entrano nel suo mito attraverso la leggenda: Nato nel 1483. Nato e morto a trentasette anni, di venerdì santo alle tre, lo stesso giorno, lo stesso mese, il 6 di aprile. Quando è morto a Roma,  nel 1520, una crepa si sarebbe  aperta nel Palazzo Vaticano a causa di un piccolo terremoto.

Forse fa  parte di quel grande mistero in cui entrano le coincidenze. Forse sono nato con la camicia, come lei ha detto e a chi nasce con la camicia può accadere di tutto!

Ma morire così giovane…

Non ho rimpianti perché non potevo dare di più. Ho fatto ciò che ho potuto, ho ricevuto molto, moltissimo. Ho molto amato –   il mio lavoro, l’Arte, le donne.

Non a tutti è dato scrivere la parola fine alla propria vita portando a termine un progetto, a me è riuscito di morire dopo aver finito di dipingere la “Trasfigurazione”, la parte superiore della tela (quella inferiore è un’altra storia).

L’ho avuta sul capo del letto quando ho chiuso gli occhi e ho visto la Grande Luce!

Nadia Farina

-Tratto dal libro “Parole oltre il tempo” di Nadia Farina- Mreditori

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