Gio. Apr 18th, 2024

La televisione, attraverso il televisore, ci ha fatto compagnia, ci ha fatto ridere, sorridere, arrabbiare, in modo incontrastato fino a poco tempo fa e adesso appare già superata. E pensare che non è neanche un secolo che è iniziata la sua storia. Adesso che il televisore sta per essere soppiantato dai vari tablet e smartphone ecc. mi piace l’idea di andare a scartabellare notizie che lo riguardano. Lo trovo stranamente spento, lo accendo e facendolo diventare un amico virtuale, comincio a fargli qualche domanda.

  • Come devo chiamarti Televisore come sarebbe giusto o televisione, come fanno tutti?

Per me non fa alcuna differenza dal momento che sono identificabile nell’uno come nell’altra.

  • Allora, quando sei nato/a?

Esperimenti e prove di vario tipo sono state fatte per cercare di trasmettere una “radio ad immagini”, ma la mia vera nascita, appare certificata il 25 marzo 1925, quando l’ingegnere scozzese John Logie Baird , mi presentò nel centro commerciale Selfridges di Londra… Sì proprio quello di cui, per televisione appunto, hanno raccontato la storia.

C’era un epoca in cui entravo nelle case come se fossi un miracolo. Io ero il televisore o come mi chiamavano tutti, la televisione.! La gente era sorpresa e a volte aveva paura di me, non diversamente da quello che accadde ai fratelli Lumiere quando proiettarono un brevissimo filmato, il primo della storia del cinema, in cui si mostrava l’arrivo di un treno in stazione. Gli spettatori fuggirono tutti terrorizzati. Bene, davanti al televisore, tanta gente si comportava come se dall’altra parte ci fossero persone in grado di rispondere o di offendersi se non venivano salutate educatamente.

  • Sì, hai ragione io, tra i tanti, ricordo una vecchia signora dagli occhi di un celeste chiaro come mai più ho visto nella mia vita che prima di sedersi, chiedeva permesso e si scusava, poi sorrideva e diceva buonasera. Un ricordo indelebile!

Confesso che mentre la gente mi guardava io ero piuttosto compiaciuto/a di me stessa. Convogliavo infinite emozioni e poi, riuscivo a fare ciò che fino ad allora non era mai stato possibile, portare il mondo in tutte le case e anche il bianco e nero dei miei primi vent’anni aveva un che di affascinante. Basti pensare a tutti gli sceneggiati che portavano la letteratura ad una popolazione che aveva ancora un alto tasso di analfabetismo e che meno che mai aveva sentito parlare di teatro o di letteratura.

  • Come la mettiamo con i tablet e gli smatphone di ultima generazione?

Quelle diavolerie che si vendono adesso, pare che tutti, grandi e piccoli ne siano drogati tanto da non poterne fare a meno, anche quando si trovano in compagnia di amici, ciascuno con i paraocchi, con la testa piegata in perfetta solitudine su una macchinetta grande si e no come una mano o poco più. Ma vuoi mettere la televisione, vuoi mettere me, appunto, che creavo agglomerati, gruppi di ascolto e facevo discutere, creavo opinioni, non gli opinionisti, quelli purtroppo sono stati la degenerazione e hanno rovinato un sacco di cose. Ma adesso ti faccio io una domanda. Sai perché mi misurano in pollici e sai a quanto equivale un pollice?

  • No, non lo so. Dimmelo tu

Il pollice è una misura inglese, poteva mai essere diversamente? E comunque equivale a 2,54 cm. Se tu hai un televisore da 17 pollici, hai uno schermo largo 42,5 centimetri . Fai un po’ il conto con i mega schermi che si usano adesso ….Pensa che una volta mi sceglievano in base alla grandezza del locale che doveva accogliermi, perché dicevano che facevo male alla salute, e non solo quella degli occhi. Dicevano che forse emettevo raggi pericolosi. E allora lontano da me!!

  • Lontano?

Sì, per avere in casa un televisore da 24 pollici, era consigliata una distanza di minimo tre metri!

  • Mi piacciono molto queste notiziole. Ne hai altre?

Non bisognava guardare uno spettacolo televisivo al buio perché la luminosità dello schermo affaticava la vista. La stanza doveva essere illuminata con una piccola luce, meglio se posta dietro al televisore. E poi, questa la cito direttamente da un giornale del “58, “ il televisore non va mai posto contro il muro perché si riscalderebbe troppo e per lo stesso motivo non è bene avvicinarlo a termosifoni, stufe o camini. Fare in modo che i raggi del sole non battano sullo schermo perché lo danneggerebbero. Tenere l’apparecchio al riparo della polvere con un copri televisore di stoffa che potrà essere, “udite udite! “ impreziosito da un bel soprammobile. La polvere è una pericolosa nemica. Ogni anno e mezzo chiamate un tecnico per pulire internamente il cristallo di protezione e far togliere la polvere dall’interno.

  • Certo che portare a casa un televisore era una bella responsabilità, e quello che so, è che la gente stava attenta a tutte le indicazioni ed avvertenze delle case produttrici. E comunque, era un regalo prezioso, una cosa da tenere da conto. Avevo degli amici in campagna che si raccoglievano intorno ad un camino. Quante castagne arrostite sul fuoco ho mangiato, quanto vino di uva fragola ho bevuto e quante storie ho sentito raccontare davanti al fuoco scoppiettante del camino! Un bel giorno, le panche era state girate con le spalle al camino e in posizione di visione del nuovissimo televisore, con tanto di copri televisore e con tanto di soprammobile. Non aveva la classica gondola, souvenir di tanti viaggi di nozze, ma una terribile insalatiera ovale di ceramica.

Cosa vuoi dirmi? Che ho cambiato il modo di vivere anche io?

  • Eh sì, caro televisore, forse anche tu hai fatto strage di magiche serate, trasferendole in uno schermo televisivo.

Vuoi quindi sostenere che le diavolerie saranno anche loro sostituite?

  • Non era precisamente questo che volevo dire, però sì, tutto sommato è così.

Vuoi dire che si tornerà indietro?

  • No! Non credo, possiamo solo sperare che si arrivi alla nausea da solitudine e si possa tornare a parlare, a leggere, a raccontare.

Vuoi forse dire che si tornerà all’amicizia, quella vera, non virtuale?

  • Non so risponderti ma se ti fa piacere posso dirti che da te ho imparato molto, poi sei cambiato, ma alla fine, cambiamo tutti. L’importante è rendersene conto prima che sia troppo pericoloso!

 

 

Nadia Farina

 

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