La vita di un essere umano si divide in tre tempi, basta pensare all’enigma proposto ad Edipo dalla Sfinge “ Chi è quell’essere che all’inizio cammina con quattro gambe, poi con due ed infine con tre? “ Edipo è risaputo, rispose che era l’uomo, nelle sue varie condizioni di vita, dopo di che la Sfinge si suicidò. Mi sono sempre chiesta la ragione di quel suicidio, forse, perché Edipo aveva scoperto il limite della esistenza, oltre il quale non vi sarebbero state più domande e meno che mai risposte?
Tralasciando l’infante, ecco il giovane, l’anziano, il vecchio.
Il giovane vive il presente, si affaccia sul futuro con progetti e sogni, vive spesso inconsapevolmente nel bene e nel male, poi arriva l’anzianità, l’epoca della transizione; per chi ha vissuto con lavori di mano, il cambiamento è meno radicale, un falegname, un idraulico, vivono attivamente più a lungo, mentre sembra che per il presidente, il docente, che riveste comunque incarichi prestigiosi, per colui chevive di intelletto, una volta raggiunto il limite della pensione, non vi sia più posto, viene accantonato, messo da parte dalle generazioni succedenti. L’anzianità che
rappresenta la fine del ciclo attivo nella società, è il tempo peggiore, quello della non accettazione da parte degli altri, delle nuove generazioni. L’anziano viene emarginato, non esiste più un posto degno della sua esperienza, delle sue capacità, sembra non essere più utile a nessuno, Entra in questo periodo a fare da guida sulla nuova strada, il carattere, l’atteggiamento di ciascuno che diversifica il bilancio che l’anziano fa della sua vita. Chi è preso da nostalgica malinconia, chi da nostalgia sorridente, chi ricorda più gioie che dolori e non viceversa, chi analizza i fallimenti
più che i successi, chi vive di rimpianti, chi di rimorsi. Vedere l’anzianità come il fallimento del completamento della vita, la fine della giovinezza, della gioventù, delle passioni, rende questo periodo triste e buio, porta alla depressione, toglie ogni forza, ogni vitalità, cancella ogni speranza del domani, quando invece avrebbe ancora tanto da vivere sognare, progettare, ma per fortuna arriva la vecchiaia, che se vissuta non in solitudine, cosa fondamentale, ma con la gioia di poter regalare esperienze, storie, consigli, assurge al momento topico, a quello che non è la fine
della vita bensì l’inizio di una nuova condizione. Al cambiamento l’uomo si è ormai abituato. Guai però quando le delusioni superano le illusioni, quando i dubbi non hanno avuto risposte , Quando non si accetta più il proprio essere, la propria condizione, quando le certezze sono state annullate dal proprio modo di sentire o
dalla società, mali fisici o morali che possono portare ad un solo desiderio, chiudere gli occhi e dormire una volta e per sempre, come hanno fatto Lizzani, Monicelli, e tanti altri, ma poi, cosa si lascia negli altri, il dolore, la responsabilità di una pesante eredità che è il cattivo esempio di non riuscire a superare le difficoltà, il presente, invece di mostrare forza energia, speranza, anche quella che non ha. Differenze e similitudini, lasciare eredità depressive di malcontento di irreversibile malinconia, o la vecchiaia come cura, come gentilezza? Se si è altruisti si arriva alla fine della vita con la gioia di trasmettere le proprie esperienze, le proprie conoscenze, raccontare che la vecchiaia non è la sconfitta
della vita, ma il coronamento della vita. Pensare che la vecchiaia non chiude la porta al sorriso, alla positività, e che il tempo che rimane ancora di più deve regalare un ricordo esemplare di incoraggiamento per chi viene dopo. Vecchio infatti non è solo quello che non lavora più, quello che non vede più bene, quello che non si muove agevolmente , quello che ha rallentato i suoi passi, vecchio è anche chi mette a frutto la sua vita regalando storie, esperienze, consigli, chi anche se non è felice della sua vita passata, riesce a trasmettere sentimenti di positività e leggerezza prospettando al giovane un futuro magari diverso, magari migliore, ma senza recriminazioni, il giovane nel presente, l’anziano tra presente e passato, il vecchio nel ricordo del passato con uno sguardo sereno sul futuro. Forse, l’ enigma della Sfinge era proprio questo.
Nadia Farina
La foto è di un’opera della autrice: -Un giorno lungo un giorno-