Mer. Lug 9th, 2025

Cosa significa essere poeta in tempo di guerra? 

Significa chiedere scusa, chiedere continuamente scusa 

agli alberi bruciati, agli uccelli senza nidi, alle case schiacciate, 

alle lunghe crepe sul fianco delle strade, 

ai bambini pallidi, prima e dopo la morte

(  30 ottobre 2023) 

Questi versi sono di Hind Joudah,  poetessa palestinese nata nel 1983 in un campo profughi a Gaza. Ha pubblicato due sillogi poetiche dal titolo” Qualcuno se ne va sempre” e “ Niente zucchero in città”.  

Niente zucchero in città! 

Vorrei  fare una torta, ma non c’è zucchero in città 

Niente sorrisi traboccanti dai volti che passano 

Niente balconi con vista sui sogni, 

e le finestre, che dalle passate guerre non sono mai tornate al loro posto! 

(9 novembre 2023) 

La poesia diventa un vero atto di resistenza, ma soprattutto di condanna di fronte a quella carneficina di inimmaginabile portata che si sta consumando nella striscia di Gaza. 

Ciao mondo 

sono lì, 

intendo qui 

sì proprio qui a Gaza! 

Sotto questa massa grigia. 

Un istante fa, urlavo 

ma l’ultimo missile  

mi ha fatto volare da te 

per dirti ciò che non sei in grado di comprendere! 

(3 dicembre 2023) 

Una poesia intrisa di dolore e resilienza all’orrore 

Vestiti lavati al mare 

quel mare che ancora conserva il suo colore blu, 

in una sorprendente complicità di vita! 

Vestiti asciugati da un sole stanco, 

un sole che è divenuto pallido con la scomparsa del verde! 

A Gaza ora, il grigio è celebrato come l’eroe, 

nelle infinite immagini catturate 

di case che cadono sopra corpi. 

[…] 

Ti chiedi dove sia finita la gente? 

Poi sei sorpreso da una macchia di sangue, un piede, una gamba, o  

Forse cinque dita che sono riuscite a sopravvivere! 

Ora conosci le risposte alle domande, 

ma continui a chiederle! 

(20 dicembre 2023) 

In una sua recente intervista Hind Joundah così si è espressa a proposito della Poesia: 

Scrivere è quello che so fare meglio e amo. Scrivere poesie in guerra per me significa dolore e speranza insieme. E’ un tentativo di sfuggire alle profonde fratture dell’anima. E forse scrivere poesie è un’ancora di salvezza per non soffocare in mezzo alla crudeltà che ferisce tutto ciò che è umano e fragile.Dentro e intorno a me. A partire dalla perdita di vite umane e dalla perdita di diritti” 

 La sua voce in versi è oggi presente, insieme a quella di altri poeti nel volume “ Il loro grido è la mia voce” di Fazi Editore. Una testimonianza importante degli ultimi terribili avvenimenti. 

Ed ecco la voce di Haidar Al Ghazali

La bambina il cui padre è stato ucciso 

Mentre portava un sacco di farina 

Sulla schiena 

Continuerà a gustare 

Il sangue di suo padre 

In ogni pane 

(29 febbraio 2024) 

E ancora: 

Ti hanno uccisa come si uccidono le farfalle, 

e l’alba ha pregato per te, 

poiché da una fossetta sulla tua guancia sorge il giorno. 

Ti hanno uccisa, affinché l’aurora non torni mai più, 

affinché restiamo al buio, senza vedere. 

Hanno detto che minacciavi il paese 

con una cintura esplosiva in vita. 

Solo io, 

sapevo 

quanto amavi 

le cinture di rose. 

(26 agosto2024) 

Ma un poeta non vorrebbe esserlo in tempo di guerra…in questo tempo sospeso tra orrore e attesa ci si vergogna di un posto al sicuro. 

A tal proposito così scrive nei suoi versi Hind Joudah: 

Cosa significa essere al sicuro in tempo di guerra? Significa vergognarsi, 

del tuo sorriso, 
del tuo calore, 

dei tuoi vestiti puliti, delle tue ore di noia, 

del tuo sbadiglio, 

della tua tazza di caffè, 
del tuo sonno tranquillo, 
dei tuoi cari ancora vivi, della tua sazietà, 
dell’acqua disponibile, dell’acqua pulita, 

della possibilità di fare una doccia, 

e del caso che ti ha lasciato ancora in vita! 

Mio Dio, 

non voglio essere poeta in tempo di guerra 

Voglio chiudere questo mio articolo, dedicato ad alcuni poeti palestinesi, con l’ immagine potentissima di una madre. I versi sono di NI’ma Hassan: 

Una madre a Gaza non dorme… 

Ascolta il buio, ne controlla i margini, filtra i suoni uno ad uno 
per scegliere una storia che le si addica, 

per cullare i suoi bambini 

E dopo che tutti si sono addormentati, 

si erge come uno scudo di fronte alla morte 

 

Anna Bruna Gigliotti 

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