Oggi abbiamo visitato Casa Museo di Antonio Ligabue.
Stefano Lombardi, il “nostro ragazzo speciale” ha intervistato per conto de www.lintelligente.it Giuseppe Caleffi il Direttore della Casa Museo in cui visse il grande pittore naif, Antonio Ligabue.
In Qualità di Direttore Responsabile vorrei innanzitutto ringraziare Giuseppe Caleffi per la disponibilità e la pazienza con cui si è dedicato a noi e inoltre volevo personalmente fargli i più sentiti complimenti sia per le sue competenze sull’arte, sia per averci permesso di conoscere aneddoti e particolari che altrimenti non avremmo mai potuto venire a conoscenza.
La Casa museo di Ligabue è Ubicata a Gualtieri (paese in cui visse gran parte della sua vita dopo che fu cacciato dalla svizzera tedesca) in via Giardino N° 27. Il sito è facilmente raggiungibile e c’è anche abbastanza spazio per poter parcheggiare alcune auto e/o piccoli bus scolastici.
Tra i quadri che hanno più impressionato il nostro giovane intervistatore ricordiamo “L’orso che balla” e “Tacchini” mentre le sculture più suggestive presenti nella Casa Museo, sempre secondo il punto di vista del nostro “inviato speciale” sono: “Lotta di Puma” “Cavallo” e “Maternità”
In fondo alla camera c’è uno spazio adibito a camera da letto o “angolo d’amore” una sorta di stanza dove Antonio Ligabue “diceva” di consumare il suo amore con Casarina, donna di cui era innamorato.
Noi non sapremo mai se l’amore tra Ligabue e Casarina fu solo di natura platonica o ci fu coinvolgimento anche fisico. Inoltre non potremo nemmeno venire mai a conoscenza se sentimenti della donna furono autentici o spinti da qualche interesse materiale, però, tutto ciò non può farci esimere dal constatare che la loro relazione amorosa non solo fu per l’artista un’importante motivazione per continuare a produrre opere di inestimabile valore, ma fu soprattutto anche un grande conforto negli ultimi anni della sua vita, quando la sua irreversibile emiplegia lo rese completamente e irreversibilmente inabile a dipingere.
Intervista completa “dell’inviato “speciale Stefano Lombardi:
Antimo Pappadia