Dom. Set 15th, 2024

Chiedo perdono, è il caso di dirlo, se mi porto fuori dal coro di titoli, articoli e commenti che ricordano i funerali di Lina Wertmuller, la regina delle registe del cinema italiano, la prima donna che ha osato affrontare il mondo maschilista del dietro la macchina da presa.

Indiscutibili il successo e gli onori tributati, ma … c’è un ma!

Complice ma non so fino a che punto consapevole di ciò che sarebbe stato detto, il parroco della Chiesa degli artisti, a Roma, dove si sono tenute le esequie, appunto, della grande Lina. E’ pur vero, che la sua vita coraggiosa e comunque irriverente, doveva essere sottolineata, è pur vero che non sarebbe stato giusto non tratteggiarla nel suo vero essere. Del resto, era ormai entrata nel mondo della verità, dove ci si spoglia di ogni inutile convenzione o orpello, ma mi chiedo che bisogno c’era di sottolineare per portare un sorriso, per ricordarla con un sorriso, sciorinare parolacce, che se dette sul set di un film, fanno ridere -sorridere o al massimo  non producono alcun effetto. Non sono una bigotta, non vado in chiesa quanto vorrei, ma sentire che un giorno la grande Lina ha detto a qualcuno  un “mettitelo nel C...” solo per strappare un applauso, non dimentichiamo che a pronunciarlo è stato suo nipote, attore…o altri episodi simili,  è stato come ricevere un pugno nello stomaco, mentre il regista della trasmissione in diretta, volgeva il suo sguardo sui putti, sull’altare, sul cuscino posato sulla bara di Lina Wertmuller. D’accordo, tutto è stato sdoganato, tutto ha perso sacralità, e se è pur vero che ad una persona triste si dice che ha la faccia da funerale, è anche vero che un funerale è un rito che si celebra in onore del defunto. Non c’erano altri aneddoti o ricordi, pregnanti eppur lievi, per onorare Lina Wertmuller?

Una chiesa è pur sempre una chiesa e la parola di Dio mal si confronta con le parolacce definite dal dizionario termini  triviali.

Forse che la società per sentirsi evoluta ha bisogno di scardinare antichi riti, regole che tutto sommato non facevano male a nessuno, anzi, invitavano al raccoglimento, alla meditazione, al libero pianto? Perché non piangere di fronte ad una persona che ci ha lasciato è pur sempre liberatorio, forse, più di una risata. Ma poi penso che il funerale era eccellente… ma è giusto concedere agli amici, ai parenti del genio,  la dissacrazione in chiesa? Siamo proprio sicuri che era questo il desiderio di Lina Wertmuller? Magari Lei, che amava i titoli chilometrici nei suoi film, forse, avrebbe preferito essere accompagnata dal silenzioso applauso dei tanti artisti che in quella chiesa hanno fatto l’ultimo viaggio.

Il  silenzio che non ha bisogno di risate per onorare un grande.

Nadia Farina

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