Mar. Mar 19th, 2024

La mostra fotografica di ContrastoLab si farà!

La mostra fotografica di ContrastoLab si farà!

Le opere realizzate dai fotografi non professionisti saranno esposte all’interno dell’ospedale di Scandiano a partire dal 15 dicembre e resteranno a disposizione dei visitatori fino a Natale.

Trattasi di una mostra che ha visto impegnati gli allievi della 2a edizione del corso di fotografia di base tenutosi a Scandiano dall’associazione No-profit. Il tema della manifestazione è espresso attraverso la frase emblematica: “Felicemente routine“. La mostra, oltre a mettere a fuoco le capacità acquisite dai neo-fotografi, ha la finalità di condividere con i visitatori le emozioni e le sensazioni belle che la vita quotidiana ci propone, ma che la routine rischia di privare dell’importanza che meritano.

ContrastoLab, come ci racconta Alessandro Russo, vicepresidente e cofondatore dell’associazione, “ha anche uno scopo educativo.

La parola educare significa: portare fuori il meglio di sé”. Per tale motivo, continua Alessandro, “uno degli obiettivi principali che i nostri corsi si prefiggono è proprio quello di spingere gli allievi a comunicare con quello che interiormente già possiedono. Noi insegnanti ci limitiamo pertanto a fornire ai corsisti solo gli strumenti congeniali per poterlo rappresentare”.

In un mondo in cui il valore dell’educazione (intesa come libertà creativa, soggettività e consapevolezza della propria unicità) è fortemente messo in crisi da una società globalista che ha interesse a omogeneizzarci e a “formarci” secondo i modelli capitalistici, noi di www.lintelligente.it riconosciamo in ContrastoLab un grande merito sociale e formativo.

Antimo Pappadia

 

 

N. 05 del 15 NOV – I Confessionali di Michael Kenna

C’è ancora tempo! Fino al 23 novembre è possibile visitare la peculiare mostra fotografica di Michael Kenna allestita a Reggio Emilia. Le foto possono essere ammirate nell’oratorio della chiesa di San Spiridione il venerdì pomeriggio, il sabato e la domenica mattina.

Michael Kenna è considerato uno dei fotografi più raffinati al mondo.  E’ specializzato nella fotografia in bianco e nero. L’assenza dei colori contribuisce a creare un’atomosfera magica e intrisa di un non so che di mistico. La sua arte trascende l’invisibile, mentre l’amore per i suoi paesaggi cupi e nebbiosi mette a nudo il vuoto interiore dell’uomo moderno. Le sue opere sono state esposte in più di settecento musei e gallerie, ma con la città di Reggio Emilia l’artista ha un rapporto particolarmente intimo, tanto da sceglierla in più occasioni come destinataria delle proprie mostre.

Le opere esposte nell’oratorio di Santo Spiridione a Reggio Emilia sono fotografie di ottanta confessionali, da lui accuratamente scelti, come dono alla Fondazione delle Scienze Religiose.

Antimo Pappadia

 

N° 04 del 01 NOV – “La cicogna bianca Padana”

Nidificano sugli alberi, ma anche sui pali della luce. Il loro piumaggio bianco e nero le rende eleganti, l’apertura alare maestose. Ne è passato di tempo da quando Virgilio, Plotino, Ovidio e molti altri autori davano testimonianza della loro presenza già nell’antica Roma, quando le cicogne costruivano il loro nido sui cornicioni dei templi. Certo è che ne sono cambiate di cose dai tempi dell’impero romano, ma il fascino delle cicogne bianche resta immutato nonostante il trascorrere dei secoli.

Scomparse dal bel Paese tra il XVI e il XVII secolo, il loro ritorno spontaneo venne registrato per la prima volta in Piemonte verso la fine degli anni Cinquanta. La colonia di cicogne più numerosa d’Italia si trova a Gela, in Sicilia, ma sono presenti in moltissime regioni italiane e perfino a Milano, dove nel 2010 una coppia si costruì un nido sulla tangenziale ovest.

Anche Reggio Emilia ha la sua colonia di cicogne. Si trova a Gavasseto. Un nido è stato costruito proprio lungo via Comparoni su di un palo della luce. La prima documentazione della loro presenza nel reggiano risale al 2003 e da allora il loro numero è sempre aumentato. E’ emozionante poterle osservare in natura mentre covano le uova, si procurano il cibo e accudiscono la prole. Gli automobilisti, quando passano sulla strada principale della piccola frazione di Gavasseto, non possono fare a meno di fermarsi per osservarle e magari scattare qualche foto. In autunno la maggioranza degli esemplari partono per un lungo viaggio, vanno a svernare in Africa, ma non tutti riescono ad affrontare il lungo tragitto migratorio. Gli individui più deboli restano in zona, proprio, come è accaduto di recente a un volatile femmina vittima di un incauto cacciatore. I residenti, inteneriti da questi maestosi e al tempo stesso delicati uccelli, li nutrono aiutandoli a sopravvivere.

Le cicogne appartengono alla famiglia Ciconiidae. Sono dotate di lunghe zampe e hanno un’apertura alare che varia da tra 1,8 a 2,5 m. Sono uccelli onnivori e si nutrono in prevalenza di cavallette, lombrichi, pesci, invertebrati palustri e rane, ma anche di semi, bacche, lucertole e persino roditori.

Una quindicina di anni fa, quando giunsero per la prima volta nella provincia di Reggio Emilia, le cicogne non erano ben viste da tutti, ma poi col tempo, il buon carattere emiliano ha avuto la meglio. Oggi, in un momento storico in cui di cicogne (metaforicamente parlando) ne arrivano poche, la presenza di questo meraviglioso uccello viene considerata di buon presagio non solo per il futuro di Gavasseto, ma per l’intera Pianura Padana.

 

Antimo Pappadia

 

 

N° 02 del 01 OTT – “Quando la passione si trasforma in lavoro”

Oggi, per i nostri lettori, www.lintelligente.it ha intervistato Ilenia Moreni, un’artista del tessuto che si occupa di sartoria e costumi.

Ilenia Moreni ha fatto della sua passione un mestiere! E’ nata a Colorno, in provincia di Parma. Attualmente vive a Parma e ha reso la sua passione un lavoro tanto creativo quanto insolito. I suoi vestiti, sicuramente unici nel loro genere, sono noti e apprezzati in tutto il mondo. Con un’esperienza ventennale nel settore tessile e pochi mezzi a disposizione, Ilenia ha saputo mettere in risalto le sue doti creative a dispetto di quella società consumistica che vede nell’allineamento aziendale l’unica forma possibile di sopravvivenza economico-finanziaria.

  • Ilenia, tu sei conosciuta in rete come “Leggende segrete”. Ci spieghi cosa intendi con questa dicitura?

 

Sono sempre stata una persona creativa, ma in passato non mi ero mai data un ”Nome”. Con l’arrivo di internet e l’idea di propormi a più persone in un’area geografica più ampia, l’ho fatto.“Leggende” perché esistono nelle culture di tutti i paesi: mi piace pensare al mio lavoro come a qualcosa di reale e concreto che si unisce al leggendario e al surreale.“Segrete” dato che ogni nuova tecnica o progetto che intraprendo è unico e segreto, e tale voglio rimanga anche dopo il lavoro finito!

  • Ti occupi di sartoria e costumi creativi: ci diresti di cosa si tratta?

 

Io amo dire che mi occupo di creare vestiti meravigliosamente…inutili! Da me viene chi ha bisogno di un abito che non potrà mai trovare nei normali canali di vendita. Il cliente che si rivolge a me deve andare a una festa in costume, a un matrimonio a tema, a una manifestazione storica o di fantasia, a un ballo in maschera, alla riproduzione di un film, a una scenetta teatrale, a un gioco di ruolo… In realtà le esigenze di costume sono tante al giorno d’oggi, più di quante si pensi.

  • Durante una recente intervista hai più volte ribadito che i tuoi vestiti sono “particolari”. In cosa consiste la peculiarità di cui parli?

 

Sono particolari perché spesso utilizzo differenti tecniche tutte assieme: dalla scultura alla pittura, dall’atelier alla manipolazione del tessuto, unendo tecnica alla fantasia. Faccio ancora quelle lavorazioni a mano che in tanti non fanno più. Oltre alle richieste di riproduzione da specifici film, quadri o personaggi conosciuti, ci sono anche abiti di mia ideazione, che spesso diventano pezzi unici poiché ugualmente irriproducibili.

  • Quale tipologia di clienti si rivolge a te?

 

Negli anni ho visto e ascoltato esigenze di persone diverse, quindi non ho un cliente standard; ho la mamma che deve fare la festa a tema per il compleanno del figlio, la coppia di sposi fans del noto telefilm fantasy che vuole abiti a tema, le drag queens, splendide professioniste dello spettacolo, cosplayers e appassionati di teatro, giocatori di ruolo, sacerdoti e sacerdotesse wiccan, rievocatori storici. Per loro io progetto e creo su misura qualcosa che hanno in testa o che hanno visto al cinema, ma che nella realtà non riescono a trovare.

  • Ricevi più ordini dall’Italia o dall’estero?

 

Assolutamente dall’estero. Almeno il 90% degli ordini viene da altri Paesi. All’estero l’artigianato di qualità made in Italy ha un grande valore. Ho clienti che tornano ogni anno, anche ordinando un semplice mantello, solo per andare alla festa di turno e dire “Ho un nuovo mantello della mia sarta italiana!”

  • Considerando una giornata lavorativa di otto ore, quanto tempo impieghi a creare un abito finito?

 

Sembrerà banale ma non c’è uno standard, ogni progetto è differente, dipende sempre dall’abito. Un mantello da moschettiere ben fatto può richiedere due giorni; un abito da strega, con ricami e una cascata di cristalli cuciti a mano, anche una settimana…o due mesi. Ogni progetto è davvero un mondo a sé!

  • A quale progetto stai lavorando attualmente?

 

Siamo in pieno periodo pre-Halloween, streghe e maghi vanno via come il pane. A dicembre esce il nuovo film della saga di Guerre Stellari e molta gente andrà alla prima al cinema vestita a tema!

  • Qual è la cosa che ti piace di più del tuo lavoro e quella che invece ti piace meno?

 

La cosa che mi piace di più è che non è monotono: finisci una regina e inizi un monaco interplanetario, completi un mantello medievale poi prendi a ricamare un corsetto… Credo che la varietà dei progetti sia il maggior pregio di questo mestiere.

Il difetto è che non stacco mai. Lavoro da sola, ho il mio piccolo laboratorio in casa, per cui butto un occhio al lavoro a qualsiasi ora e spesso anche durante i week-end. Talvolta mi balena un’idea e passo la serata a sfogliare cataloghi, a cercare perline, a valutare tessuti… Questo lavoro mi appassiona, ma in parte monopolizza il tempo che dovrei dedicare a me stessa.

Antimo Pappadia

 

N° 01 del 15 SET – “A ogni epoca il suo Ligabue”

Aveva disturbi comportamentali palesi. Le sue difficoltà di apprendimento lo spinsero a cambiare scuola più volte. Le condizioni economiche precarie lo indussero a vari spostamenti. Collezionò molte denunce a causa dei suoi comportamenti definiti “inadeguati al contesto sociale”.

Nel 1919 fu definitivamente espulso dalla Svizzera.

Venne a vivere in Italia, a Gualtieri di Reggio Emilia, il paese di origine del suo padrino.

Tirava avanti come poteva e non di rado tentava di “rifilare” dipinti in cambio di qualcosa da mangiare.

Quel disadattato che dipingeva quadri in cambio di un piatto di minestra era il grande pittore Antonio Ligabue, oggi orgoglio dell’arte non solo nazionale, ma mondiale.

Antonio Ligabue è vissuto ed è morto (Gualtieri, 27 maggio 1965) nella stessa terra in cui risiedo io. Sarà forse per questo che a volte mi domando: se oggi dovessi incontrarlo, riconoscerei il suo talento? E i critici contemporanei apprezzerebbero le sue capacità artistiche o Antonio Ligabue sarebbe costretto a vivere di elemosina? L’esperienza ci dimostra che in ogni epoca c’è sempre qualcuno pronto a puntare il dito contro chi in passato ha avuto la colpa di non riconoscere i talenti del proprio tempo: si tratta spesso degli stessi accusatori indifferenti agli autentici artisti contemporanei. E’ la storia che si ripete. “L’esperienza insegna che gli uomini dall’esperienza non hanno mai imparato nulla” diceva a tal proposito George Bernard Shaw circa centocinquanta anni fa. Sarà forse per questo, o per qualche mio incomprensibile motivo inconscio, che pensando ad Antonio Ligabue mi viene in mente un artista che risiede a poche centinaia di metri da casa mia: anch’egli pittore, si chiama Giuseppe Martucci.

Martucci, classe 1978, ha frequentato l’Istituto d’arte U. Minossi e da allora vive solo di arte e per l’arte. Per rappresentarlo adeguatamente in poche righe mi sono rivolto a diversi esperti e tra questi ho scelto di riportare le parole della Professoressa Camilla Caliendo, docente del DAMS (Disciplina delle Arti della Musica e dello Spettacolo) di Modena. La professoressa asserisce che i quadri di Giuseppe catturano lo spettatore con il colore, vero protagonista della scena. Muovendosi morbido e fluido nelle linee fluttuanti di geometrie che sembrano rievocare un giovane Giacomo Balla, il modo di dipingere dell’artista resta innovativo e, al tempo stesso, capace di sfruttare le cromie scintillanti dei grandi maestri veneziani. Campiture piene e forme dense si intrecciano per dare vita a grande sentimento, quel Sentimento che Giuseppe definisce universale e riconducibile all’oggettività di qualsiasi forma d’arte. Anche l’osservatore più razionale non può fare a meno di perdersi nel gioco labirintico e forse onirico in cui il Martucci vuole invitarci a seguirlo attraverso le sue Opere.

 

Antimo Pappadia

 

 

21121852_10209917573351410_708341894_nNumero Zero del 01 SET – “La rivincita dei somari”

Il  più grande allevamento di asini d’Europa è ubicato in Italia.  L’azienda si chiama Montebaducco (nome ispirato dall’omonimo monte poco distante), e si trova proprio a Reggio Emilia. Voluta da Giuseppe Borghi nel 1990, -classe 1946-  per tutelare la specie a rischio estinzione, l’oasi rurale è diventata una delle più grandi aziende agro-zootecniche a livello internazionale. I somari che vivono in semilibertà  nell’agriturismo Montebaducco, sono più di ottocento e sono di tredici specie diverse. Oltre a svolgere attività agrituristiche, i titolari si rendono anche disponibili  a collaborare nei progetti educativi e didattici stilati da scuole e altri centri  preposti per le categorie di persone fragili.

L’azienda, produce diversi prodotti tra cui cosmetici, formaggi, liquori e latte di asina liofilizzato  e pastorizzato.

Ogni femmina produce circa un litro e mezzo di latte al giorno, ben poca cosa se si paragonano ai quaranta prodotti da una mucca, però il latte di asina è molto più simile a quello umano e pertanto viene utilizzato per i neonati che hanno intolleranze alimentari o che non possono essere allattati dalla loro madri.

La peculiarità dell’azienda Montebaducco, è che il visitatore non può esimersi dal notare che gli asini che vivono in questo luogo, vengono trattati con affetto e rispetto; guardando questi animali in semilibertà, si ha la sensazione che gli allevamenti intensivi, ben più numerosi di queste oasi felici, appartengano ad un altro mondo.

In qualità di Direttore responsabile del giornale  www.lintelligente.it ho avuto il piacere di inaugurare questa rubrica parlando di Montebacucco, una realtà che centra perfettamente l’obiettivo che si prefigge l’associazione “DiverseMenti Sociali di cui è titolare. Il Quindicinale, infatti, e in particolare questa rubrica, hanno proprio la finalità di riportare in superficie  e di valorizzare chi, armato di buona volontà e idee acute, ha il coraggio di contrapporsi ad un mondo fatto di stereotipi e governato da una dissennata globalizzazione finanziaria.

Antimo Pappadia